La notizia che a Torino ha aperto una sorta di casa chiusa in cui le prostitute non sono donne vere, ma sofisticatissime bambole gonfiabili e che, prima ancora dell’apertura, ha già fatto registrare il “tutto esaurito” ha suscitato in me una sensazione così sgradevole e indefinita da spingermi a riflettere sulle cause di tanto fastidio.

Certo, c’è l’immediatamente evidente argomento che da subito e da più parti è stato portato alla ribalta: il fatto che così tanti uomini si siano precipitati a prenotare un’esperienza che, come recita la pubblicità del locale, permette qualunque pratica, anche su bambole/donne incinte, conferma quello che noi donne da tempo immemore sappiamo, ovvero che il nostro corpo, il corpo femminile, è visto come territorio da conquistare, come preda da divorare, come terra di abusi, con o senza il nostro consenso.

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