L’emancipazione non è affatto incompatibile con l’Islam.

Ne è assolutamente convinta la 42enne Souad al-Shammary, teologa balzata improvvisamente all’onore delle cronache per aver osato sfidare l’establishment religioso saudita. Uno scontro inevitabile, alla luce della consapevolezza raggiunta al termine di un percorso interiore tormentato ed emblematico.

Lei stessa, educata al salafismo (corrente sunnita che rimanda alla rigida esegesi della sharìa, o legge islamica) e al nazionalismo promulgato dal politico egiziano Sayyb Qubt (assurto a icona dell’estremismo) non aveva mai immaginato di poter giungere, un giorno, a ricusare in toto gli insegnamenti ricevuti.

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