Un po’ ci si innamora del proprio chirurgo. In psicoanalisi si chiama transfert, ma è più bello chiamarlo amore.

Ricordo la prima volta che lo incontrai nel corridoio della sala di attesa del reparto. Mi sembrava Re Artù. Invece si chiama Leonardo, bel nome, significa forte come un leone. Si era presentato così, semplicemente: «Piacere, Leonardo». Avevo di fronte a me un uomo, non un camice verde, non un professore che pronunciava terribili paroloni, ma parole semplici e chiare che io potessi comprendere bene.

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