L’analisi è tranchant, senza appello:

«Prende corpo una narrazione neocubista della donna che sembra omaggiare il punto di vista vouyeristico caro a quella corrente di sottobosco del cinema italiano che godette di una discreta fortuna ai tempi della leva obbligatoria».

A supporto della tesi un’analisi empirica sul contenuto degli slogan pubblicitari. Che racconta come le donne siano sessualmente più disponibili rispetto agli uomini secondo un rapporto di 12 a 1. In altri termini: per ogni 100 campagne con donne protagoniste (o co-protagoniste) 12,9 le rappresentano sessualmente disponibili.

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