Per parlare di discriminazione nel calcio femminile devo necessariamente risalire a quando ero piccola, in borgata a Roma, quando per giocare a pallone bisognava mettere le giacche in terra per fare i pali della porta, e non sapevi mai quando un tiro era palo-gol o palo-fuori, in borgata era così, ti facevi le ossa a giocare in strada, per pretendere che il tuo tiro fosse palo-gol dovevi «imporre» un certo rispetto, e immaginate una bambina, l’unica bambina in mezzo a tutti maschietti, immaginate quanto io abbia dovuto lottare per i miei tiri palo-gol.

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