Questa mattina a Palazzo di giustizia siede in prima fila, posto d’onore, stretta ai suoi eroi. Per questa elegante signora quarantenne di origini eritree il 25 novembre è tutto fuorché un convegno, sebbene nell’aula magna di un Tribunale tra i tanti giudici, carabinieri, poliziotti, educatori, medici e psicologi sia presente quel piccolo grande esercito «che ha combattuto per me, proprio per me. E per i miei tre figli».

V. è raggiante, una risata da ragazza e una spiazzante inflessione veneta.

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