"Camminavo sul lungomare stamattina,un ambiente nuovo, le onde mi arrivavano vicino ai piedi,mi guardavo attorno e palazzi di ogni colore facevano da sfondo. Il mare è bello ma non ci appartiene. Nulla di quello che osservavo mi raccontava qualcosa. Soggiorniamo, ma non viviamo niente di quello che i nostri piedi calpestano,che i nostri occhi guardano, che le nostri mani accarezzano". Così si legge, in un post di fine novembre, nel blog L'Eco del Vettore.  Uno dei tanti (e non abbastanza) che sono gestiti dalle persone "spaesate" dopo il terremoto, insieme a miriadi di pagine e di gruppi Facebook.

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