Vagamente turbata dall'articolo di un geopolitico che, commentando Brexit, ripropone il vieto stereotipo del giovinotto che studia perché è ricco versus l'operaio ignorante e disperato, ricevo su Facebook il commento di una poetessa che mi turba ancora di più. Hitler amava la cultura, dice la poetessa, e una persona non si giudica dalla cultura. Accidenti, ma sicuro. Quello che mi preoccupa, però, è che giorno dopo giorno la cultura come - uso il vecchio termine - "ascensore sociale" è svilita, denigrata, spernacchiata al grido di "dalli ai radical chic".

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