In uno dei bar vicino via Asiago, siede ogni mattina un vecchio signore, e quando prendo la strada di quel bar, lo incontro e lo saluto. Il signor Esse, così lo chiameremo per rispettare la sua privacy, è una presenza familiare da quando avevo vent'anni. Era lui, infatti, a rifornire di macchine da scrivere (in affitto, suppongo) il Partito radicale: dal suo negozio arrivavano Olivetti meccaniche e le prime, seducentissime, macchine da scrivere elettriche, quelle su cui ho cominciato a scrivere con dieci dita, senza guardare la tastiera, come se non avessi aspettato altro in vita mia.

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