Appena scesa dall'autobus che mi porta a via Oslavia, nel breve tratto fino a via Asiago, cammino piano e penso a quello che voglio scrivere, qui e non solo qui. E' uno dei momenti benedetti della giornata, quelli in cui esibisco il classico sguardo vacuo che porta chi mi incontra a chiedermi, inevitabilmente "hai sonno, eh?". Frammenti di conversazioni, a volte, si insinuano nel torpore. Oggi, davanti alla banca, due uomini lodavano la professione del portiere: "ti rendi conto? non paghi l'affitto, non paghi il condominio, tutto riposo.

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