"Ecco fatto: la parola ‘buonista’ è diventata un insulto. Sin dall’inizio, si capisce, aveva una connotazione negativa: definiva infatti non chi pratica la bontà, ma chi la ostenta, chi la proclama con unzione, chi ne fa un’esibizione sistematica a proprio vantaggio. Poi il termine buonista è passato a indicare quella sinistra alla Veltroni un po’ melensa, sentimentale, a volte infantilmente amante di figurine e giochi, sensibile alle canzoni e al pathos, di cuore tenero. Adesso buonista ha perduto ogni legame, anche vago o remoto, con la bontà; che del resto da noi è sempre stata una virtù pochissimo apprezzata ed esercitata, riservata alle suore e ai preti e ai santi e ad altre entità religiose, mentre l’astuzia veniva socialmente molto più stimata.

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