- Dettagli
- Categoria: Rete delle reti Info
- Pubblicato: 14 Dicembre 2013
E' accettabile che ci si appelli a giusti principi per promuovere azioni poliziesche contro i diritti? Crediamo proprio di no. Ma allora dobbiamo chiederci: che c’entra con la pirateria digitale introdurre pericolose condizioni di affossamento dei diritti di informazione e comunicazione? La esecrabile verità è che la delibera AGCOM appena approvata trasforma potenzialmente ogni intermediario della rete in un organo di polizia giudiziaria tenuto a controllare 24 ore su 24 l’intera rete mondiale, senza che tale ordine venga sottoposto alla verifica della Magistratura - e nonostante (come ricorda Assoprovider), tale ordine sia già ritenuto illegittimo dalla Corte di Giustizia.
Tutto questo è infinitamente preoccupante e richiede un ripensamento che speriamo tutte e tutti coloro che hanno a cuore i diritti vorranno contribuire a promuovere.
A nulla sono valse le prese di posizione che ormai da anni cercavano di arginare questa deriva: in assoluto spregio della enorme opposizione democraticamente espressa in tutto questo tempo; a niente è valso l'appello dell'ultimo minuto lanciato da Felice Casson (vicepresidente della Commissione Giustizia).
Il 12 dicembre 2013 la delibera è stata approvata - in una rapida successione di eventi definita da Guido Scorza la settimana nera di Internet. Eppure, esprimendo “vivissima preoccupazione” per l'eventualità dell'approvazione di una Delibera soprannominata da tutti “ammazza internet”, l'associazione Assoprovider sottolineava che la stessa Autorità aveva dichiarato di voler ascoltare diverse opinioni prima di decidere sull’opportunità di emetterla. Ma nei fatti si è proceduto a un’azione che promuove principi del tutto opposti a quelli annunciati.
Vediamo dunque perché: i provider, senza alcuna distinzione tra le diverse figure già presenti nella normativa, ovvero coloro che danno accesso ad internet, dovranno rimuovere selettivamente interi siti, link, frammenti di opere digitali, in base a un Ordine dell’autorità.
Qualsiasi portale di condivisione (ad esempio youtube) in qualità di cd “hoster attivo” potrà essere oggetto di migliaia di richieste massive di rimozione, a cui l’intermediario della rete dovrà dare immediato adempimento. La nuova norma vincola i provider di accesso all’obbligo di analizzare tutto il traffico presente sulle reti italiane (anche di clienti non propri) e, sulla base anche di una sola richiesta di rimozione, a impedire l’accesso ai cittadini italiani a siti, blog e forum presenti all’estero, senza nemmeno si rilevi lo scopo di lucro. L’Autorità si è spinta al punto di richiedere agli stessi provider di sostituire le pagine “incriminate” di un sito web (o di un blog, o di un forum), con una pagina contenente il logo dell’AGCOM, invadendo la sfera di libera espressione dei titolari dei siti internet ed il principio di autodeterminazione di ogni cittadino.
In aperta violazione dei principi della privacy, la delibera obbliga anche i provider a consegnare, entro 48 ore dalla richiesta, i nomi dei titolari di siti internet, di blog, di forum, senza che sia stata elevata nei loro confronti alcuna contestazione formale.
In caso di inadempoienza i provider rischiano multe fino a 250.000 € e denuncia agli organi di polizia giudiziaria.