- Dettagli
- Categoria: Rete delle reti Info
- Pubblicato: 03 Dicembre 2013
Avete visto in tv il confronto per le primarie del Pd? 3 candidati tutti maschi, un intervistatore moderatore maschio: nessuna donna fra i candidati ma nemmeno una donna anche fra chi poneva le domande, nessun rischio di porre sul piatto qualche questione che sta a cuore alle donne. Come la difesa della legge 194 o sulla spinosa questione della delibera sui cimiteri dei feti voluta da Matteo Renzi, ad esempio.
Di questo volevamo parlare anche qui, ma Il blog di Lorella Zanardo pubblica oggi un articolo di Giulia Camin, blogger di Un altro Genere di Comunicazione che ci osserva da Parigi. In questo articolo Giulia dice già molte cose importanti: ci sembra un contributo prezioso; dunque per leggerlo integralmente rimandiamo alla fonte ma ne riproponiamo anche qui alcuni importanti passi.
Scrive Giulia: L’altra sera ho ceduto alla tentazione e, cenando, ho seguito in streaming il confronto tra i tre candidati alle primarie del PD. Quattro gli uomini in scena: tre i candidati, un presentatore mediatore del dibattito. Neanche una donna presente. La domanda riguardante le pari opportunità è stata essenzialmente una e verteva, mi pare, sulla questione donne e lavoro. Quali le politiche da attuare? Quale futuro per le donne italiane e per il paese intero bisognoso di risorse in cui investire? Pochi, pochissimi, i secondi per rispondere a questa domanda, una fra tante.
(...) Oggi ho ceduto di nuovo alla tentazione di collegarmi con l’Italia attraverso questo mezzo diabolico e meraviglioso che è internet; è domenica è a pranzo mi sono concessa un telegiornale. Uno dei pochi visibili dall’estero è quello del TG3. Al termine del notiziario, viene mandata in onda la rubrica “Fuori Linea”. L’avvilimento arriva con una delle notizie commentate: in Italia, per festeggiare i 18 anni, tra le ragazze si è diffusa una nuova moda, quella dei video pre-diciottesimo [qui il raccapricciante servizio girato dalle Iene sul tema, ndr]; si tratta di video clip da mostrare ad amici e parenti alla propria festa dei 18 anni. Le immagini che scorrono nel servizio mostrano ragazzine scimmiottare cantanti o attrici, la maggior parte indossa un costume da bagno. Il servizio mi ferisce e indigna non tanto per le immagini, indicative del rapporto che hanno con i media gli adolescenti di oggi, ma perché dalle parole della commentatrice non traspare alcuna riflessione critica. Nessuna riflessione sul perché queste ragazze vogliano sentirsi e vedersi nel ruolo di celebrità, nessuna riflessione sul fatto che le immagini mostrate siano un susseguirsi di stereotipi mediatici in cui la sessualizzazione precoce del corpo di queste adolescenti regna protagonista (verso la fine vediamo una donna-cavernicola sensualmente selvaggia in stile Shakira, ragazza seminuda nella natura stile madre-terra o venere post-rinascinentale etc etc). (...) [E per giunta, spiega Giulia, nel servizio si fa anche pubblicità al tizio che specula vendendo questo "servizio" a non ancora maggiorenni: in un ambito collegato a un telegiornale, ndr].
L’Italia è al 71 esimo posto del Global Gender Gap Report 2013 (l’Italia la trovate a pagina 232). (...) la Ministra francese per le pari opportunità, aiutata da numerose associazioni, sta mettendo in moto un sistema educativo anti-discrimatorio di lotta agli stereotipi a partire dall’infanzia e dalle scuole. E’ lì che si agisce per costruire una cultura anti-violenta del rispetto. Qui trovate le informazioni sul progetto ABCD: "Egalité au coeur de notre école", un dispositivo costruito nel corso di oltre un anno di lavoro volto realizzare progetti educativi sulla decostruzione di stereotipi e discriminazioni fra maschi e femmine. Il sito fornisce materiali per accompagnare un lavoro sperimentale realizzato nel corso dell’anno scolare 2013-2014 in 10 provveditorati volontari e riguarda 275 scuole e oltre 600 classi. Questo esperimento servirà da rodaggio, in futuro le classi che potranno partecipare saranno sempre più numerose. Qui un link con risorse gratuite scaricabili per la formazione di insegnanti, operatori, educatori, altre per attuare attività didattiche pedagogiche nelle classi o associazioni interessate. Si tratta di un lavoro finanziato dallo stato volto alla sensibilizzazione dei cittadini e alla difesa e valorizzazione dell’infanzia e dell’adolescenza e costituisce solo una piccola parte del progetto di legge per la parità tra i sessi presentato nel luglio scorso e scaricabile qui.
Gli assi più importanti di questa legge sono volti ad assicurare la parità nelle imprese come all’interno della convivenza domestica, a contrastare la povertà femminile legata a un mondo del lavoro ostile e refrattario alla valorizzazione delle risorse femminili, e a proteggere le donne da tutte le forme di violenza e generare la parità. Fa parte proprio di questo disegno di legge il divieto di realizzare concorsi di bellezza per minorenni, le cosiddette “mini-miss” (sempre per restare nel tema della difesa dell’infanzia). [E qui vi rimandiamo alla necessità di mettere queste mostruosità fuori legge anche in Italia, e alla relativa petizione, ndr]
(...) sono certa che una conoscenza approfondita dei passi in avanti fatti dalla Francia (o da altri paesi) in direzione di un’educazione alla parità e al rispetto fra i sessi non possa che farci bene e darci qualche spunto per fare altrettanto in Italia. Ne abbiamo bisogno!
Mi sono recentemente collegata al sito di un Ministero che praticamente non esiste, un ministero fantasma, quello italiano delle “Pari opportunità”. Penso quindi al video che ho visto qualche giorno fa in cui Lorella Zanardo durante un incontro Ted Conference spiega l’immenso lavoro, non sempre riconosciuto, che sta facendo nelle scuole italiane con Nuovi Occhi per i Media. Ma mentre Lorella gira l’Italia in lungo e largo, e centinaia di blogger e associazioni di volontarie e volontari cercano di cambiare il paese attraverso l’innalzamento di consapevolezza, cosa sta facendo lo stato italiano? Sventola il tema del Femminicidio solo quando é materia sensibile per una campagna elettorale? Perché da noi non esiste per davvero un Ministero dedito alla difesa della parità e dei diritti delle donne? Alla protezione dell’infanzia, all’educazione al rispetto contro ogni forma di discriminazione e violenza? Pretenderemo risposte in materia prima di tornare alle urne? Come lo pretenderemo? Come ci organizzeremo per avere risposte, far circolare proposte, essere parte attiva?
Pensiamoci e facciamolo studiando come si stanno muovendo anche altre paesi, soprattutto europei, per trovare una strategia comune e muoverci rapidamente nella stessa direzione. Voi cosa ne pensate? (Giulia Camin, 3 dicembre 2013)