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- Categoria: Rete delle reti Info
- Pubblicato: 15 Ottobre 2019
Le combattenti siriane lanciano un appello alle donne di tutto il mondo. Nelle stesse ore, l'Isis ha assassinato Havrin Khalaf, segretaria generale del Partito per il Futuro della Siria, giovane attivista, ingegnera, a capo di un movimento che era una speranza per tutto il mondo.
Ecco l'appello: Come donne di diverse culture e fedi, provenienti dalle antiche terre della Mesopotamia, vi inviamo il nostro più caloroso saluto; e vi invitiamo a partecipare alle azioni per fermare la guerra di invasione della Turchia nella Siria e per superare il fascismo e il patriarcato in tutto il mondo! (in particolare l’invito, al momento della lettera, era per la Giornata mondiale d'azione del 12 ottobre, ndr).
Vi scriviamo dal vivo della guerra nel nord est della Siria, imposta alla nostra terra dallo stato turco. Siamo sopravvvissute resistendo per 3 giorni ai bombardamenti dei caccia turchi e dei carri armati. Abbiamo visto le madri nei nostri quartieri prese di mira dai bombardamenti turchi quando escono di casa in cerca di pane per le loro famiglie.
Abbiamo visto una granata NATO fare a pezzi la gamba di Sara, di 7 anni, e uccidere suo fratello Mohammed di 12 anni. Stiamo assistendo al bombardamento di quartieri e chiese cristiane, mentre le nostre sorelle e fratelli cristiani, i cui nonni sono sopravvissuti al genocidio nel 1915, sono ora assassinati dall'esercito del nuovo impero ottomano di Erdogan. Due anni fa, abbiamo visto che, con fondi ONU e UE, lo stato turco ha costruito un muro di confine di 620 km per rafforzare fisicamente la divisione del nostro paese e impedire a più rifugiati di cercare scampo in Europa. Ora, assistiamo al fatto che i carri armati stessi dello stato turco, i soldati e i gruppi killer jihadisti hanno rimosso parte del muro per invadere le nostre città e villaggi.
Stiamo assistendo al modo in cui i quartieri, i villaggi, le scuole, gli ospedali e il patrimonio culturale di curdi, Ezidi, arabi, siriaci, armeni, ceceni, circassi, turkmeni e altre culture che vivono qui in comune, sono presi di mira da attacchi aerei e fuoco di artiglieria. Vediamo come migliaia di famiglie siano costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio senza nessun posto sicuro dove andare. Inoltre, vediamo i commandos killer dell'ISIS attaccare nuovamente città come Raqqa, che due anni fa era stata liberata dal regime terroristico dello Stato Islamico grazie alla lotta comune della nostra gente (e lo stesso avviene ora a Kobane, che nel 2015 era stata liberata dall'Isis grazie alle forze curde, ndr). Ancora una volta, vediamo gli attacchi militari congiunti dell'esercito turco e dei loro mercenari jihadisti contro Serêkani, Girêsipi e Kobane.
Questi sono solo alcuni degli incidenti che abbiamo affrontato da quando Erdoğan ha dichiarato la guerra, il 9 ottobre 2019.
Mentre l'operazione di pulizia etnica genocida della Turchia fa i primi passi, vediamo anche la coraggiosa resistenza di donne, uomini e giovani che alzano la voce in difesa della loro terra e della loro dignità. Per 3 giorni i combattenti delle forze democratiche siriane SDF, insieme a YPJ e YPG, hanno combattuto con successo in prima linea per prevenire l'invasione e i massacri della Turchia. Donne e persone di tutte le età fanno parte di tutti i campi di questa resistenza per difendere l'umanità, le conquiste e i valori della rivoluzione femminile nel Rojava.
Come donne, siamo decise a combattere finché non raggiungeremo la vittoria della pace, della libertà e della giustizia. Per raggiungere il nostro obiettivo, facciamo affidamento sulla solidarietà internazionale e sulla lotta comune delle donne e di tutti coloro che amano la libertà.
Chiediamo di:
• fermare immediatamente l'invasione e l'occupazione della Turchia nella Siria settentrionale e orientale
• istituire una No-Fly-Zone per la protezione della vita delle persone nella Siria settentrionale e orientale
• prevenire ulteriori crimini di guerra e pulizia etnica da parte delle forze dell'esercito turco, dell'ISIS, di El Nusra e di altre organizzazioni killer jihadiste
• garantire la condanna di tutti i criminali di guerra secondo il diritto internazionale
• interrompere il commercio di armi con la Turchia
• attuare sanzioni politiche ed economiche contro la Turchia
• adottare misure immediate per una soluzione politica della crisi in Siria con la rappresentanza e la partecipazione di tutte le diverse comunità nazionali, culturali e religiose in Siria.
Vi scriviamo dal vivo della guerra nel nord est della Siria, imposta alla nostra terra dallo stato turco. Siamo sopravvvissute resistendo per 3 giorni ai bombardamenti dei caccia turchi e dei carri armati. Abbiamo visto le madri nei nostri quartieri prese di mira dai bombardamenti turchi quando escono di casa in cerca di pane per le loro famiglie.
Abbiamo visto una granata NATO fare a pezzi la gamba di Sara, di 7 anni, e uccidere suo fratello Mohammed di 12 anni. Stiamo assistendo al bombardamento di quartieri e chiese cristiane, mentre le nostre sorelle e fratelli cristiani, i cui nonni sono sopravvissuti al genocidio nel 1915, sono ora assassinati dall'esercito del nuovo impero ottomano di Erdogan. Due anni fa, abbiamo visto che, con fondi ONU e UE, lo stato turco ha costruito un muro di confine di 620 km per rafforzare fisicamente la divisione del nostro paese e impedire a più rifugiati di cercare scampo in Europa. Ora, assistiamo al fatto che i carri armati stessi dello stato turco, i soldati e i gruppi killer jihadisti hanno rimosso parte del muro per invadere le nostre città e villaggi.
Stiamo assistendo al modo in cui i quartieri, i villaggi, le scuole, gli ospedali e il patrimonio culturale di curdi, Ezidi, arabi, siriaci, armeni, ceceni, circassi, turkmeni e altre culture che vivono qui in comune, sono presi di mira da attacchi aerei e fuoco di artiglieria. Vediamo come migliaia di famiglie siano costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio senza nessun posto sicuro dove andare. Inoltre, vediamo i commandos killer dell'ISIS attaccare nuovamente città come Raqqa, che due anni fa era stata liberata dal regime terroristico dello Stato Islamico grazie alla lotta comune della nostra gente (e lo stesso avviene ora a Kobane, che nel 2015 era stata liberata dall'Isis grazie alle forze curde, ndr). Ancora una volta, vediamo gli attacchi militari congiunti dell'esercito turco e dei loro mercenari jihadisti contro Serêkani, Girêsipi e Kobane.
Questi sono solo alcuni degli incidenti che abbiamo affrontato da quando Erdoğan ha dichiarato la guerra, il 9 ottobre 2019.
Mentre l'operazione di pulizia etnica genocida della Turchia fa i primi passi, vediamo anche la coraggiosa resistenza di donne, uomini e giovani che alzano la voce in difesa della loro terra e della loro dignità. Per 3 giorni i combattenti delle forze democratiche siriane SDF, insieme a YPJ e YPG, hanno combattuto con successo in prima linea per prevenire l'invasione e i massacri della Turchia. Donne e persone di tutte le età fanno parte di tutti i campi di questa resistenza per difendere l'umanità, le conquiste e i valori della rivoluzione femminile nel Rojava.
Come donne, siamo decise a combattere finché non raggiungeremo la vittoria della pace, della libertà e della giustizia. Per raggiungere il nostro obiettivo, facciamo affidamento sulla solidarietà internazionale e sulla lotta comune delle donne e di tutti coloro che amano la libertà.
Chiediamo di:
• fermare immediatamente l'invasione e l'occupazione della Turchia nella Siria settentrionale e orientale
• istituire una No-Fly-Zone per la protezione della vita delle persone nella Siria settentrionale e orientale
• prevenire ulteriori crimini di guerra e pulizia etnica da parte delle forze dell'esercito turco, dell'ISIS, di El Nusra e di altre organizzazioni killer jihadiste
• garantire la condanna di tutti i criminali di guerra secondo il diritto internazionale
• interrompere il commercio di armi con la Turchia
• attuare sanzioni politiche ed economiche contro la Turchia
• adottare misure immediate per una soluzione politica della crisi in Siria con la rappresentanza e la partecipazione di tutte le diverse comunità nazionali, culturali e religiose in Siria.