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- Categoria: Rete delle reti Info
- Pubblicato: 14 Luglio 2016
Disastro ferroviario a Corato: ma davvero si può pensare di spiegare la faccenda con l' errore umano? A monte il vero errore è pensare di poter delegare la sicurezza agli operatori. E ancora più a monte di non pianificare, ma speculare: dunque, non saper governare.
Le persone fanno errori per definizione; per questo la gestione di un sistema serio deve far sì che l'errore umano sia prevenuto o contenuto. Come non pensare con indignazione oggi, martedì 12 luglio 2016, all'accanimento con cui si sostengono progetti insensati come la TAV Torino Lione? e al fatto che ancora si delira sul Ponte di Messina? mentre i lavori più basilari, a livello locale, sono trascurati, e va a rotoli la sicurezza?
E' di undici anni fa esatti un documento dell'allora senatrice Anna Donati dal titolo "Ferrovie italiane:più sicurezza sulla rete, meno tratte inutili ad alta velocità"(del 13 gennaio 2005); il quale si concludeva indicando come tassative e prioritarie le seguenti azioni:
1. forte ridimensionamento del piano di investimenti faraonico promesso dal Governo Berlusconi, con selezione accurata delle priorità per gli interventi per le ferrovie
2. accelerazione e completo finanziamento del piano di ammodernamento tecnologico e messa in sicurezza della rete esistente, anticipandone l’ entrata in funzione
3. azioni concrete di miglioramento del servizio per il trasporto ferroviario locale in aree critiche, con investimenti mirati sul materiale rotabile.
Ma, teniamo a precisare, di documenti e studi come quello ne potremmo citare mille altri; che restano però, più che altro, carta straccia. In questo momento (quasi a mezzanotte del 12 luglio) le notizie dicono che le vittime del terribile disastro ferroviario sulla tratta Andria-Corato sono già 27. Una tratta a binario unico, mancante del sistema di controllo marcia treno (Scmt): l’ok alla messa in marcia tra una stazione e l’altra viene dato ancor oggi via dispacci telefonici.
A pag. 4 del documento di cui sopra del 2005, si trova questa tabella:
che la Donati commentava così: dalla tabella si deduce che il costo complessivo degli investimenti aumenta in misura considerevole e soprattutto a causa delle nuove e grandi opere previste dalla Legge Obiettivo che, da sole, fanno lievitare di 54 miliardi il costo del Piano. Sono in concreto le nuove tratte ad Alta velocità Torino-Lione, il nuovo traforo del Brennero, l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria connessa e funzionale alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, solo per citare le più rilevanti sul piano economico. Basta calcolare la somma di questi nuovi investimenti per tratte ferroviarie ad Alta velocità previste dalla Legge Obiettivo, che richiedono in totale investimenti per 42, 6 miliardi di euro. Denaro che, dice la Donati, sarebbe invece meglio destinare ad ammodernare e potenziare le linee esistenti e a investire in sicurezza.
Cassandre. Chi le ascolta? per definizione, mai nessuno. Per questo oggi, 12 luglio 2016, in Italia abbiamo assistito a un tipico disastro le cui caratteristiche siamo abituati a derubricare come "da terzo mondo": qualcosa, cioè, che in genere nemmeno ci sogniamo di temere, per noi, quando saliamo su un treno italiano.
Il 13 maggio 2016, undici anni dopo il documento già citato, "Ferrovie italiane:più sicurezza sulla rete, meno tratte inutili ad alta velocità, (ed esattamente 2 mesi fa), la stessa ex-senatrice (ora assessora ai trasporti e infrastrutture nella giunta di De Magistris) tornava sull'argomento con questo articolo: cancellata la legge Obiettivo il rischio è che restino in corsa le grandi opere; che così si conclude: Il rischio concreto è che, cancellata la legge obiettivo, non si cancellino le grandi opere inutili e devastanti, mentre nuove semplificazioni sostituiscono quelle previste dal Codice Appalti del 2006. Serve una azione energica di indirizzo sul regime transitorio della legge Obiettivo del Ministro Delrio, capace di trasformare in fatti concreti le politiche positive annunciate nell’Allegato al DEF, per realizzare le opere utili, snelle e condivise.
Sapremo ascoltare, adesso?