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- Categoria: Lunanuvola
- Pubblicato: 16 Dicembre 2013
I suoi bambini, due femmine e un maschio, le hanno chiesto perché. La mamma sta via molto tempo, sembra così diversa da una madre “tradizionale”. “Ho spiegato loro che questo non è il momento per star seduti ad aspettare che qualcuno dia una mano al nostro paese. – racconta May Sabe Phyu – Questo è il momento in cui dobbiamo tentare noi stessi. Ho detto loro che il mio lavoro, per come io lo vedo, è lottare contro l’ingiustizia e la diseguaglianza in Birmania.”
May Sabe Phyu, 37enne, divide infatti il suo tempo fra tre organizzazioni della società civile: Kachin Peace Network (Rete Kachin per la Pace), Kachin Women’s Peace Network (Rete delle donne Kachin per la Pace) e Gender Equality Network (Rete per l’eguaglianza di genere), e chi lavora con lei dice che è straordinaria per il modo in cui riesce a comunicare con tutti, dai venditori ambulanti ai ministri.
Ma a fare attivismo ha cominciato molto prima, quando il suo paese era ancora dominato da un regime militare: a 22 anni era formatrice alla salute per Medici Senza Frontiere, e per otto anni, sei dei quali nella regione di Kachin, ha insegnato prevenzione e rimedi per malaria, Aids e tubercolosi. Quando questa attività l’ha riportata a Rangoon ha passato altri tre anni ad occuparsi del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.
“Se devo parlare della mia esperienza personale in fatto di discriminazione ecco un esempio: mio marito ed io abbiamo fatto domanda di impiego per la stessa ditta. Mio marito ha avuto il lavoro, io no. Sono stata respinta perché all’epoca avevamo una figlia di otto mesi, e la ditta ha dato per scontato che una madre con una bimba piccola avrebbe lavorato peggio di una persona senza figli. Anche mio marito aveva la figlia di otto mesi, ma per gli uomini questo non è considerato un problema.” Interessata a conoscere meglio la questione, May Sabe Phyu si è diplomata in “Genere e sviluppo” all’Istituto Asiatico di Tecnologia in Thailandia. Tornata in Birmania, ha cominciato a lavorare con la Rete per l’eguaglianza di genere, una coalizione che conta più di 90 organizzazioni aderenti e che agisce per l’avanzamento dei diritti delle donne.
“Possiamo misurare l’ottenimento di eguali diritti da parte delle donne in molti modi, uno è osservare se esse partecipano alla politica e alla governance. Nel nostro Parlamento, 53 donne siedono fra i 1.100 deputati. Meno del 3% sono le donne in posizioni decisionali negli otto distretti. Spesso mi dicono che l’eguaglianza di genere non la vedrò durante la mia vita e che sto tentando di fare cose impossibili. Ma intanto nei giorni scorsi (6/7 dicembre) si è tenuto il primo forum delle donne nel paese, che ha messo insieme a discutere centinaia di leader politiche, donne d’affari, attiviste della società civile sul ruolo delle donne birmane. Nel passato, il governo non era minimamente interessato alle questioni delle donne e mai ha accettato il fatto che la discriminazione di genere fosse un problema. Adesso cominciano a collaborare con noi.”
La pace è l’altro grande sogno, e grande impegno, di May. Sulle negoziazioni in corso fra governo e gruppi etnici armati, dice che la cosa importante è mettere tutti i problemi sul tavolo: “E’ mia opinione che la pace non sia ne’ un contratto, ne’ un incontro. Ad esempio, se le richieste dei vari gruppi non vengono discusse, non avremo pace. Inoltre, sia i delegati del governo sia i leader dei gruppi armati pensano che la partecipazione delle donne alla costruzione di pace non sia necessaria. Questo deve cambiare. Una nazione è una combinazione di famiglie, e noi, le donne, stiamo maneggiando gli affari quotidiani delle nostre famiglie, per cui gli affari del nostro paese hanno un’associazione diretta con noi e la nostra partecipazione alla politica e ai negoziati di pace dovrebbe essere scontata. Inoltre, credo onestamente che noi donne siamo in grado di creare incredibili cambiamenti in una nazione, perché abbiamo visioni diverse e sentimenti diversi.”
In questo momento, May Sabe Phyu sta lavorando con i gruppi femministi per redigere una bozza di legge che affronti la questione della violenza domestica. “E’ la mia famiglia che mi ispira e mi sostiene. Senza il costante appoggio di mio marito e dei miei figli non potrei svolgere il mio lavoro.” E le due bambine sono davvero speciali nell’ispirare la loro mamma. “Mi hanno detto, tutte e due, che da grandi vogliono fare la Segretaria Generale delle Nazioni Unite, perché non c’è mai stata una donna a rivestire quel ruolo.” Maria G. Di Rienzo
(Fonti: The Irrawaddy, Safe World for Women)
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