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- Categoria: Massimo Lizzi
- Pubblicato: 12 Gennaio 2014
Rebecca Mott
(Traduzione di Maria Rossi)
Recentemente, c'è stato un robusto contrattacco da parte di donne che si autodefiniscono femministe e, al contempo, sostengono lo status quo del mercato del sesso.
Oh, scusate! Esse vogliono apportare qualche piccolo cambiamento alle condizioni di lavoro delle donne prostituite - punto importante, esse non vogliono sentirsi a disagio nei confronti di persone come le prostituite minorenni o le donne prostituite che sono state costrette ad entrare nel mercato del sesso.
In altre parole, queste "femministe" possono dipingere un piacevole quadro della prostituzione, perché si estraniano dalla realtà, per quanto possibile.
In altre parole, queste donne possono autodefinirsi femministe e, nello stesso tempo, abbandonare [al proprio destino] un'intera classe di donne e di ragazze prostituite. Abbandonate al normale sadismo che è proprio del mercato del sesso - essere stuprate su scala industriale, essere nient'altro che un giocattolo porno che clienti e sfruttatori usano e gettano, avere il più alto tasso di omicidi rispetto a qualsiasi altra classe di donne e di ragazze.
Ignori questo - e hai il coraggio di chiamarti femminista - allora non aspettarti che io ti rispetti o che mi prenda addirittura la briga di ascoltare le tue assurdità.
So che ti piace rendere la prostituzione pulita ed ordinata, parlando di sex workers, e poi andare a fare quattro chiacchiere su come funzionerà tutto bene, in modo eccellente, se le sex workers saranno organizzate nel sindacato.
Suona meraviglioso, fino a quando si svela chi beneficia del fatto che le donne prostituite siano chiamate lavoratrici.
Non la media delle donne prostituite e certamente non le prostituite che lavorano in strada, che generalmente provengono da ambienti nei quali sono state abusate, e nella stragrande maggioranza non sono né bianche né borghesi, esercitano la prostituzione per necessità economica e possono essere tossicodipendenti. Non ne beneficiano le prostituite intrappolate nei bordelli, nei sex clubs o nelle saune - con managers che se ne fregano dei loro diritti o della loro sicurezza e a cui interessa soltanto che esse siano merci usa e getta.
Parlare di che cosa sia il lavoro o di che cosa verrà organizzato in sindacato, è solo una presa in giro per quelle donne e per quelle ragazze prostituite il cui unico pensiero è soltanto quello di tenere a mente che in qualche modo sono ancora vive - quando la norma è la morte e uno stato di pre-morte.
Sindacati e "lavoratrici" nel mercato del sesso vanno sempre a beneficio degli sfruttatori e dei clienti e sono impiegati come cortina fumogena affinché chi non si prostituisce smetta di indagare in profondità le condizioni reali delle donne prostituite.
Ai clienti piace fingere che tutte le prostitute siano più che disponibili; essi spesso inventano un mondo in cui il cliente viene manipolato dalla prostituta.
Tu la definisci una sex woker e poi il cliente coltiva la fantasia porno di essere dominato. Non importa che egli possa stuprare la prostituta, non importa che le causi terribili danni fisici, non importa che il suo linguaggio e i suoi modi siano considerati una forma di odio nell'ambiente esterno alla prostituzione - e di certo non importa che egli "accidentalmente" uccida la prostituta, che può sempre essere eliminata.
La consideri come una sex worker - e questo odio e questa degradazione possono essere concepiti come uno scambio economico. Lo definisci uno scambio economico e tutti noi possiamo fingere che la prostituta e il cliente siano uguali - non che lei sia una merce e che lui la stia consumando. Poi noi possiamo attribuire la colpa a lei se qualcosa va storto e rendere invisibile la violenza del cliente.
La consideri, in questa fantasia, una sex worker autodeterminata, potente ed emancipata - e poi non dai credito al fatto che la stragrande maggioranza delle donne e delle ragazze prostituite non ha potere e che il concetto di libertà è così lontano da non poter neppure essere sognato.
No, la prostituta libera e potente è poco più di un'invenzione degli sfruttatori del mercato del sesso - usata all'interno dalla maggior parte dell'industria del porno, usata per far credere che la prostituzione esercitata al chiuso sia più sicura e che, naturalmente, non sia come la prostituzione di strada, usata per reclutare nel mercato del sesso donne e ragazze ancora più vulnerabili.
Naturalmente il mercato del sesso userà la sex worker nella sua propaganda, la userà per alterare i risultati di tutte le "ricerche", al fine di dimostrare che la prostituzione può essere esercitata in modo accettabile e veramente sicuro, che la tratta è rara e al fine di dimostrare anche che le minorenni prostituite hanno liberamente scelto il loro stile di vita.
Come diavolo si può immaginare che il termine "sex worker" sia un termine femminista - e non un termine che mantiene nell'oppressione le donne prostituite e dà ai clienti la libertà di essere violenti quanto vogliono senza pagarne le conseguenze, un vocabolo che viene utilizzato per incrementare i disgustosi profitti del mercato del sesso?
Non c'è nulla di radicale nel parlare di sex workers - si sta sostenendo la più orribile forma di capitalismo che gli uomini abbiano inventato.
Come altro vorresti fossero chiamate donne e ragazze costrette ad essere nulla, soltanto merci sessuali, che vengono vendute a vantaggio dei clienti, perché siano usate come giocattolo porno e per la masturbazione?
Per la stragrande maggioranza delle donne e delle ragazze prostituite la prostituzione non è altro che stupro su domanda [del cliente].
Come può una qualsiasi donna sostenere la prostituzione e avere il coraggio di definirsi femminista?
Sii una vera femminista e lotta per porre fine alla prostituzione!
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