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- Categoria: Massimo Lizzi
- Pubblicato: 21 Dicembre 2013
di Maria Rossi
Venerdì il consiglio dei ministri spagnolo ha approvato una controriforma che riduce drasticamente la possibilità di ricorrere all'aborto.
Il progetto di legge é stato presentato dal ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardón - e non dalla ministra della sanità, la più moderata Ana Mato - e reca il titolo pomposo di “Legge organica per la protezione della vita del concepito e dei diritti della donna incinta”.
Al contrario della legge del 2010 promulgata dal governo Zapatero, che consentiva di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza senza restrizioni entro la quattordicesima settimana di gestazione, il nuovo provvedimento limita il diritto di aborto a soli due casi: l'essere rimasta incinta in seguito ad uno stupro e il rischio per la salute fisica e psicologica della donna. Neppure la presenza di gravi malformazioni fetali costituisce, in base alla legge, un motivo valido per interrompere la gravidanza, a meno che rappresenti una ‘pressione psicologica insopportabile’ per la madre o metta a rischio la vita del nascituro.
Inoltre, interrompere una gravidanza, conseguenza di uno stupro, sarà possibile solo prima della dodicesima settimana di gestazione e solo se la violenza sessuale sarà stata denunciata immediatamente dalla vittima. Anche in caso di malformazione grave del feto sarà possibile abortire solo prima della ventiduesima settimana e a decidere dovranno essere due medici diversi da quelli che praticheranno l'intervento.
La legge Gallardòn prevede anche il diritto all'obiezione di coscienza per medici e infermieri, sia del settore sanitario pubblico che privato. Considerato il forte radicamento del cattolicesimo in Spagna e tenuto conto, in particolare, della potenza economica ed ideologica dell'Opus Dei, è facile immaginare quanto risulterà difficile d'ora in poi per le donne spagnole ricorrere all'aborto.
In ogni caso, la donna dovrà sottoporsi al mortificante “processo di consenso informato, libero e validamente emesso”, che include la partecipazione dei genitori nel caso in cui sia minorenne e un periodo di ‘riflessione’ obbligatorio di 7 giorni (attualmente era di 3) dopo essere stata informata “dei suoi diritti, degli aiuti sociali ed economici disponibili e di tutti i rischi per la sua salute che l’aborto comporta”.
In Italia molti hanno riportato la notizia e hanno interpretato la legge in questione come una forma di controllo o di appropriazione del corpo della donna da parte dello Stato. Un'interpretazione logica e ragionevole. Ne vorrei però proporre un'altra, alla luce di altri provvedimenti che sono stati o stanno per essere adottati in Spagna e che vorrei qui illustrare brevemente.
Il Governo ha approntato una riforma del Codice Penale che contempla l'eliminazione del concetto di sfruttamento sessuale previsto dall'art.188. Diventerà praticamente impossibile perseguire il lenocinio, in quanto l'onere della prova ricadrà sulla vittima dello sfruttamento che dovrà dimostrare di trovarsi in una condizione di dipendenza personale ed economica che non le lascia altra scelta, reale o accettabile, che l'esercizio della prostituzione o dovrà provare che per praticarla le siano state imposte condizioni onerose o sproporzionate o sleali. Si tratta di presupposti di cui è ben difficile, se non impossibile, attestare l'esistenza.
L'esercizio della prostituzione nei pressi delle scuole e nei luoghi dove si ritiene possa intralciare il traffico, in base alla nuova legge per la sicurezza del cittadino, sarà sanzionata con una multa dall'ammontare compreso fra i 1001 ai 30.000 euro. In Spagna si è assistito negli ultimi anni alla proliferazione di ordinanze locali che sanzionano, con l'imposizione di pesanti multe, la prostituzione di strada "allo scopo di preservare la convivenza civile e il senso civico", ma ne autorizzano l'esercizio nei locali, che hanno conosciuto così una notevole diffusione. L'adozione di questi provvedimenti è stata sollecitata dall'associazione nazionale dei proprietari dei bordelli che ha direttamente partecipato all'elaborazione di alcuni di essi ed ha esercitato una forte pressione sul Governo di Mariano Rajoy, affinché promulgasse una normativa nazionale ispirata a questi principi. L'obiettivo perseguito da questa politica di regolamentazione è quello di convogliare nei bordelli l'esercizio della prostituzione, incrementando l'industria del sesso e sottraendo allo sguardo dei cittadini le donne che la praticano.
La progettata riforma del Codice Penale sopprime poi il concetto di violenza di genere, producendo l'effetto di occultarla. Ho già illustrato in un altro articolo tutti i provvedimenti che contribuiranno ad incrementare la vulnerabilità della donna vittima della violenza maschile. Qui ne ricordo solo alcuni. Le lesioni, le minacce e l'assoggettamento delle donne a forme di coercizione verranno classificate come reati minori. La pena del carcere nei casi previsti dalla legge contro la violenza di genere del 2004 potrà essere commutata nel pagamento di una multa. L'abuso di alcool da parte dell'aggressore sarà considerato una circostanza attenuante nei casi in cui venga commesso un atto di violenza su una donna.
Considerando queste misure nel loro complesso, a me pare che l'obiettivo che si prefigge il Governo spagnolo non è tanto quello di esercitare una forma di controllo biopolitico, di appropriazione del corpo delle donne, quanto piuttosto quello di riconsegnarlo al potere degli uomini, rafforzando l'ordine patriarcale. Si intende perseguire tale finalità sia con l'abrogazione del concetto di violenza di genere e con la depenalizzazione o con la riduzione delle sanzioni previste per i reati commessi dagli uomini contro le partner, misure che renderanno di nuovo la sfera domestica una zona franca sottratta all'applicazione del diritto e caratterizzata dal libero dispiegamento dei rapporti di forza, sia con la sostanziale soppressione del reato di sfruttamento sessuale che assoggetterà le donne prostituite al dominio di trafficanti e prosseneti. La drastica restrizione del diritto di interrompere la gravidanza produrrà lo stesso effetto di subordinazione delle donne al potere degli uomini. Scriveva Carla Lonzi in Sessualità femminile e aborto: "Una procreazione coatta e ripetitiva ha consegnato la specie femminile nelle mani dell'uomo di cui ha costituito la prima base di potere".
Il Governo spagnolo amplia anche i settori di attività del capitalismo biopolitico. Il corpo delle donne diventa infatti oggetto di sfruttamento ed occasione di profitto per gli imprenditori del sesso, attraverso la dislocazione della prostituzione nei bordelli; quello di tutti i cittadini sarà sottoposto, invece, al controllo dei vigilantes che d'ora in poi potranno pattugliare spazi aperti ed operare arresti e perquisizioni, misura che si configura come una vera e propria privatizzazione del comparto della sicurezza.
Il Governo spagnolo, insomma, consolida contemporaneamente il patriarcato e il capitalismo, risultato che consegue anche con la criminalizzazione dei movimenti di protesta.
Questa vicenda mostra, infine, palesemente, come restrizione del diritto di aborto e regolamentazione della prostituzione si concilino perfettamente, proprio perché entrambi irrobustiscono il controllo e l'appropriazione del corpo delle donne da parte degli uomini, dando vita a un neofondamentalismo che "ripropone la forma della proprietà dentro e oltre l’incertezza del futuro" per usare le parole di Melinda Cooper. .
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