Michela Murgia c’è. C’è in una sincerità sconcertante, contraddittoria, a volte scombinata, come il suo corpo ancestrale e le sue idee postmoderne. Le chiamo idee, non spirito. Le idee passano, e quelle di Murgia non le ho condivise quasi mai. Lo spirito, invece, ha conservato una integrità in cui tutti ci riconosciamo. Arriviamo al capolinea nudi e affamati. Di verità, di senso. Murgia, questa domanda, l’ha offerta. Con semplicità. Vuole entrare nella morte a occhi aperti, “presente a sé stessa”.