Il Tondo Doni fra Rinascimento e Manierismo: appunti dopo il discorso del Papa su precarietà e genitorialità femminile. Partendo da me.

Nel novembre 2002, appena laureata (con una tesi interdisciplinare su «Tempo di lavoro, Tempo di vita») e appena iscritta al registro delle/dei praticanti avvocate/i, ho fatto addirittura chiudere tardi gli Uffizi a Firenze per riammirare il celeberrimo tondo Doni di Michelangelo Buonarroti, dopo che avevo guardato con cura le tavole precedenti, facendo impazzire i gentilissimi dipendenti: la Madonna viene rappresentata come una giovane figura androgina; Giuseppe, anziano come nelle Scritture, le porge un pupo pasciutello e riccioluto; lei, straordinaria e muscolosa per gli sforzi del post partum, si volge con una forte torsione quasi elicoidale a prenderlo e il Bambino le tira i capelli con entrambe le mani; sullo sfondo un San Giovannino (il Battista), commoventemente un po’ geloso, un po’ pensoso e altre figure nude maschili e femminili di ispirazione greca.

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