Quando dieci anni fa Shin Dong-hyuk scappò dal campo di prigionia numero 14 dov’era nato e riuscì a lasciare la Nord Corea, lo fece – racconta ora – «come uno stupido, perché è da stupidi pensare di fuggire da un luogo le cui guardie ti avrebbero ucciso se ti avessero visto correre verso la recinzione». Shin è riuscito nella sua impresa e può raccontarlo, come ha fatto con il giornalista Blaine Harden nel libro Fuga dal Campo 14, appunto, edito in Italia da Codice (traduzione di Ilaria Oddenino).

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