«Quando vivevo a Roma ogni mese mi inventavo una scusa – un festival, la presentazione di un libro- per tornare a casa mia in Colombia. Ora accade il contrario: da quando sono rimpatriato, tre mesi fa, sono già venuto quattro volte in Europa, Italia compresa». Sorride nel «backstage» del radiopost Santiago Gamboa, arreso al suo destino di irrequieto migrante che per alcuni aspetti lo accomuna ai protagonisti dei suoi romanzi (nell’ultimo tradotto in Italia, Preghiere notturne, si muovono tra Bogotà, New Delhi, Bangkok, Teheran, Tokyo…).

Leggi tutto