Quando lo scorso giugno è stata pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava l’illegittimità della sua esclusione dal nostro ordinamento, il ritorno dell’eterologa in Italia venne considerato imminente. Sembrava che nel giro di poche settimane la tecnica sarebbe stata disponibile sul campo, in cliniche private e ospedali, per migliaia di coppie italiane fino ad allora obbligate ad andare all’estero nella speranza di concepire un bebè con metà cromosomi “estranei”.

Oggi invece si scopre che questa opportunità è tutt’altro che concreta nella maggior parte del Paese.

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