Mariella Gramaglia e Maddalena Vianello
Fra me e te. Madre e figlia si scrivono: pensieri, passioni, femminismi.
Un libro a due voci, autobiografico e in forma epistolare: Mariella e Maddalena, rispettivamente madre e figlia, si scrivono lunghe lettere per riannodare i fili del proprio rapporto e per tentare l’affresco di un paese inquieto. Parole d’amore per un messaggio molto duro: l’Italia non è un paese per donne, non è un paese per giovani, non è un paese in cui si possa stare a guardare. E allora le due voci tessono racconti e aspirazioni, ricordano persone amate o significative, fanno riferimenti precisi all’attualità e ragionano sul futuro. Così ne parla Bia Sarasini, su "La società delle letterate": "Tra madre e figlia, il gioco del mondo"
Una madre e una figlia si scrivono, per quasi due anni. La prima lettera è del gennaio 2011, l’ultima dell’ottobre 2012. Nasce così Fra me e te, di Mariella Gramaglia e Maddalena Vianello, una conversazione in pubblico che attraversa vita e passioni politiche. È stata Maddalena, la figlia, a proporre lo scambio, Mariella, la madre, ha scritto per prima. Ne viene fuori una storia inedita. La storia di un paese, l’Italia, visto con sguardo di donne. Una storia che non ha un andamento lineare, anzi, lo scambio spesso è aguzzo, eppure è sempre un confronto vero, civile e affettuoso. Perché Maddalena, master alla London School of Economic, organizzatrice culturale, precaria, ideatrice del progetto Sonia la meccanica delle donne (Officina Emilia, Università di Modena e Reggio Emilia), non è indulgente. Chiede conto alla madre, femminista, giornalista, parlamentare, assessore al Comune di Roma, che ha partecipato, in India, a un progetto di cooperazione internazionale in difesa dei diritti delle donne: «Non vi renderò mai abbastanza grazie per le conquiste per cui avete lottato, quelle che nella mia vita sono acquisizioni da difendere» scrive nel maggio 2011. «Mai abbastanza: solo che qui la situazione è sconfortante e noi sopravviviamo. Non è un bel vedere. Perdona questi toni, ma sono molto arrabbiata. Anche con te. Mi avevi raccontato che il mondo era diverso, che essere donna era una cosa diversa. E io ti avevo creduto. Mamma, il cestino dei regali è talmente impolverato da sembrare vuoto».
Non ci sono solo una madre e una figlia, in questo libro scritto come un dialogo dell’anima, dove le distanze non impediscono l’ascolto, e le gioie e i dolori della propria vita si intrecciano alle vicende comuni, alla storia del paese. In queste due singole donne, nella loro speciale voce, si sentono le diverse generazioni di donne che si trovano oggi nella scena pubblica. C’è la grande manifestazione del 13 febbraio 2011, che per Maddalena, come per molte sue coetanee, è stata l’occasione per cercare una propria voce politica, un movimento che Mariella ha seguito e vissuto prima di tutto attraverso gli occhi della figlia.
E per amore di lei ripensa a quelle che le sembravano conquiste, certezze acquisite: «È così bella la tua lettera» inizia la sua risposta «così sincera e anche così crudele che ho sentito il respiro sospeso in gola dopo averla letta…Ho pensato che non ero in grado di risponderti. Che mi ero messa in un gioco troppo duro». E nel concludere, nello scambio fittissimo di lettere di quel maggio: «Per metà hai ragione, neanch’io mi aspettavo di consegnarvi un Paese tanto orribile. Per l’altra metà hai torto: la vita è aperta è nelle tue mani. Io ho cercato che quelle mani fossero forti, grandi, capaci di presa».
Una relazione tra madre e figlia che mette in gioco non solo la dinamica tra sé e l’altra, ma un’idea di esistenza, di società, di mondo. Un paese, l’Italia, che viene giudicato per come ci può vivere una donna. Nel periodo difficile in cui il gioco fin troppo ostentato, da parte dell’allora premier, di denaro, sesso, potere aveva invaso la scena pubblica, infranto ogni confine. A questo continuo a pensare, mentre leggo e rileggo queste lettere, da cui mi sento coinvolta. Maddalena mi potrebbe mandare al diavolo, per quello che sto per scrivere, e forse lo farà, appena ce ne sarà l’occasione. Ma non posso non sentire una specie di gioia, nel constatare la libertà di entrambe. Nientedimeno che il sentirsi responsabili, l’una e l’altra, dello stato delle cose, di come si vive, nel nostro paese. E trovare naturale parlarne. Da secoli, millenni, gli uomini, i padri, ragionano del mondo che lasciano ai figli, maschi. Se ne appropriano, se lo costruiscono, lo modellano a loro misura per farne un bene trasmissibile. A misura di uomini. Non è questo, il patriarcato? E le donne, che cosa mai avrebbero potuto lasciare? Ricette, memorie di famiglia forse, consigli per rendere felice un matrimonio?
Capisco che questa gioia sembra astratta, inutile, insomma troppo simbolica e poco fattiva, per chi cerca lavoro, sufficientemente pagato, sufficientemente libero, senza ricatti sessuali. Per chi vuole sapere come uscire dalla precarietà, come trovare la strada per vivere i propri desideri, compresa la maternità. Ai miei occhi la libertà che circola in queste pagine promette che c’è la forza, – su cui ho avuto a volte dei dubbi, in questi anni – che la via, per quanto sia faticosa e dura, per quanto vasti siano i disaccordi, si può trovare. Tra dolori e mancanze irrimediabili passano libertà e mondo, tra madre e figlia, nelle lettere sempre più profonde che si scambiano. Mariella e Maddalena hanno avuto il coraggio di porsi l’una davanti all’altra. Di guardarsi, di farsi guardare. È un regalo per tutte. E tutti, direi, se donne e uomini lo condividono, questo stesso mondo".
Tipologia di Libro: Saggio
Libro edito da: Et al./edizioni
Anno di pubblicazione: 2013
Argomenti Trattati: femminismo - cultura e filosofia delle donne