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Il coordinamento calabrese 194 è  intervenuto oggi al talk show di apertura dell’iniziativa “Panorama d’Italia” che si è tenuto al Teatro Cilea di Reggio Calabria  alla presenza della Ministra alla Salute del governo Renzi, Beatrice Lorenzin.

La delegazione si è presentata con giubbotti chiusi.  Alla presenza della Ministra Beatrice Lorenzin le donne del coordinamento si sono alzate in piedi togliendosi i giubbotti e mostrando le magliette dove avevano dipinto con la vernice rossa le loro parole di protesta contro le recenti affermazioni della ministra su “educazione alla maternità” e “piano nazionale di fertilità” rilasciate in un intervista del quotidiano l’Avvenire. Sulle magliette la ministra ha potuto leggere: piano fertilità? no grazie; non siamo macchine da riproduzione; laicità; applica la 194; sessualità consapevole: io decido; 35 game over? Le donne sono state invitate ripetutamente a sedersi ma sono restate in piedi fino a quando è stato loro consentito di leggere un documento. Luciana Bova, per l’occasione portavoce del coordinamento, ha letto pubblicamente in sala, e poi consegnato alla Ministra Lorenzin  il testo riportato di seguito:

CARA LORENZIN, NON SIAMO MACCHINE PER LA RIPRODUZIONE!!!

 Cara ministra Lorenzin, abbiamo letto nelle dichiarazioni che ha rilasciato ad Avvenire la sua preoccupazione in merito al calo demografico del nostro Paese.

 A quanto pare la sua soluzione sarebbe un “piano nazionale della fertilità” che includerebbe una “educazione alla maternità” e un invito a concepire in età fertile, quindi, secondo lei, al di sotto dei 35 anni, al contrario di quanto accade oggi nel nostro Paese dove i figli si farebbero intorno ai quarant’anni.

Forse lei, cara ministra, non si è accorta che una delle cause per cui una donna posticipa la sua scelta di diventare madre, sempre che desideri esserlo, è proprio la precarietà e l’assenza di un lavoro che le garantisca un reddito.

 In un Paese quindi in cui disoccupazione, attestata al 13%, e precarietà lavorativa, soprattutto femminile, sono a livelli allarmanti, in cui i tagli allo stato sociale hanno ridotto al minimo ogni servizio, in cui le politiche di condivisione, utili ad equilibrare il carico su entrambi i sessi, non sono contemplate, lei pensa di risolvere il “problema” riportando la sessualità femminile sul piano della mera funzione riproduttiva, il nostro corpo come proprietà dello Stato in cui si ripropone il modello “sei donna se sei madre”.

 Ci scusi cara ministra ma certe affermazioni non possono non richiamare alla mente ben altri periodi in cui si “donavano figli alla Patria”.

 Rivendichiamo quindi la nostra autodeterminazione, la nostra libertà di scelta sul tema! Se e quando madri, preferiremmo deciderlo noi!

 L’educazione che andrebbe fatta alle nuove generazioni di donne, e di uomini, non è quella alla maternità ma quella alla consapevolezza del proprio corpo, alla sessualità, all’autodeterminazione.

La invitiamo quindi, con precedenza assoluta, visto il “bacchettamento” ricevuto da parte del Comitato Europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, ad occuparsi di far applicare la legge 194 continuamente sotto attacco a causa di una laicità non sempre garantita che inficia il nostro diritto alla salute in merito a sessualità e riproduzione.

 Le chiediamo inoltre su quali dati misura la natalità del “popolo italiano” da salvaguardare.

Di  bambini ne nascono, e tanti, sul nostro “suolo patrio”,  ma solo perchè sono figli di genitori stranieri non vengono riconosciuti cittadini italiani …

Ci risulta invece che tantissime coppie vorrebbero diventare genitori ma a causa di leggi insufficienti o totalmente assenti non possono, non avendone le possibilità per problemi fisici o perché coppie omosessuali.

 Si occupi quindi di “ius soli”, adozioni e fecondazione assistita, rivedendo una legge penalizzante come la 40. Non abbiamo infatti dimenticato certe sue posizioni  in merito, la invitiamo quindi, se davvero è il calo demografico che le sta a cuore, a rivederle.

Cara ministra Lorenzin, forse la strada da intraprendere è un’altra, le soluzioni ci sono.

Il nostro essere qui stasera è proprio per farle capire che le donne non accetteranno passivamente politiche che rimettono in discussione consapevolezze e diritti acquisiti, non più!

 Le vorremmo ribadire che prima di essere madri siamo donne e l’esserlo non passa necessariamente attraverso la maternità….

 Vogliamo chiudere con una frase della nostra cara Stefania Noce, studentessa femminista vittima a 26 anni di femminicidio:

 «Nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, né tanto meno di una religione».

 Rifletta Ministra Lorenzin.

 “Coordinamento Calabrese 194”

QUI   il testo integrale dell’intervista sull’AVVENIREQUI  l’articolo di ZENIT

image e qui ecco le donne di Reggio Calabria che protestano!

Leggi tutto... http://womenareurope.wordpress.com/2014/04/02/cara-lorenzin-non-siamo-macchine-per-la-riproduzione/