Mio padre era molto violento. Mi ha picchiato, preso a calci, ha fratturato il cranio di mio fratello sbattendolo ripetutamente contro un muro. Ha picchiato nostra madre incinta così tanto che lei finì in ospedale più volte durante il primo mese di matrimonio. Ha anche testimoniato in tribunale di averle rotto il naso tre volte e slogato la spalla mentre io e mio fratello guardavamo terrorizzati. Nonci sono dubbi su questo! Queste sono le sue stesse parole! Lo ha ammesso sotto giuramento e lo ha anche raccontato al nostro sacerdote di famiglia, che batteva mia madre e mio fratello, e ha chiesto aiuto per il suo “problema con la rabbia “.

Ma qualcosa è andato terribilmente storto nelle aule del Tribunale. Il giudice non capiva perché mia madre avesse ancora così paura di nostro padre, visto che erano stati separati per due anni. Ha ammesso che non capisse perché nostra madre “tremava come un uccellino”. Sapeva che nostro padre era violento. Era scritto nelle carte a sua disposizione! Eppure, durante un’udienza pubblica, guardò verso la nostra giovane madre e disse: “E’ ora di andare oltre l’abuso!” Poi ha modificato la custodia e ci ha consegnato al nostro abusatore. Come è possibile? Il giudice non ha mai parlato con me o mio fratello, ma la sua decisione ha rovinato le nostre vite.

Ci hanno strappato dalle braccia amorevoli di nostra madre e consegnato a colui che ci aveva picchiato! Per rendere la cosa più dolorosa, ci è stato negato ogni contatto con nostra madre, niente visite, niente telefonate, neppure lettere. Amavamo molto la nostra mamma e all’improvviso lei non c’era più. Ci ha ferito profondamente nostro padre, quando ci ha detto che lei non ci voleva più. Ne siamo stati devastati e stiamo ancora subendo le conseguenze di questo trauma. Gli abusi sono continuati. Abbiamo detto al nostro tutore legale e agli altri ufficiali giudiziari che nostro padre ci faceva ancora del male. Abbiamo anche mostrato loro i lividi, ma hanno coperto tutto. Alla fine, hanno concesso degli incontri protetti con nostra madre. L’abbiamo pregata di salvarci e dopo 18 mesi e 8 giorni, lei lo ha fatto.

Siamo fuggiti negli Stati Uniti, senza documenti. Durante una sosta ad Amsterdam, siamo stati arrestati perché non avevamo i passaporti. Siamo stati messi in prigione insieme, e ci hanno permesso di avviare le pratiche per chiedere lo status di rifugiato. Abbiamo trascorso tre lunghi anni nei centri profughi  e il Dipartimento per l’Immigrazione ha cercato di respingere la nostra richiesta. Non vogliono essere sommersi da rifugiati americani. Durante il procedimento per la richiesta di asilo, il tribunale ha chiesto di parlare con i bambini. Per la prima volta un Giudice chiedeva di incontrarci. Ci hanno chiesto di raccontare cosa ci fosse successo in America e hanno ascoltato le nostre risposte.

Ci è stato concesso l’asilo e siamo rimasti nascosti e protetti nei Paesi Bassi per 17 anni. L’FBI alla fine ci ha trovato, e quando tutte le accuse di rapimento nei confronti di nostra madre sono state respinte, siamo tornati negli Stati Uniti. Mi rattrista vedere che il sistema giudiziario  sembra ancora peggiore di quanto non fosse allora. Sono stato contattata da centinaia di bambini e di madri maltrattate che implorano il mio aiuto. Non so come aiutarli. Mi rendo conto di quanto siamo stati fortunati che un piccolo paese come l’Olanda abbia avuto il coraggio di ribellarsi agli Stati Uniti d’America per proteggere due bambini piccoli che non erano tutelati nel loro paese. Sarò per sempre grata per questo.

fonte: http://centerforjudicialexcellence.org/cje-projects-initiatives/kids-of-divorce-speak-out/jennifer-collins-executive-director-of-the-courageous-kids-network/

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