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La notizia ha generato il panico: la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di una coppia di coniugi avendo negato ai due la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre anziché quello del padre. Nella sentenza, che diverrà definitiva tra 3 mesi, i giudici sottolineano che l’Italia “deve adottare riforme” legislative o di altra natura per rimediare alla violazione riscontrata.

Sul cognome materno se ne sono dette in questi giorni di tutti i colori, ma la “provocazione” più fantasiosa ci arriva da Adiantum: dietro questa manovra sui cognomi potrebbe esserci nientepopodimeno che la potentissima lobby delle lesbiche, da sempre impegnata nell’opera di sterminio dei padri (che non è altro che il primo passo verso lo sterminio del genere maschile e poi dell’intero genere umano).

Il ragionamento è questo: se una coppia eterosessuale decide di dare al proprio figlio il cognome della madre, questo favorisce le adozioni alle coppie lesbiche (ma non quella alle coppie omosessuali composte da maschi).

Illuminatemi, vi prego, perché il nesso logico fra questi due eventi – bambino con il cognome della madre / adozione alle coppie lesbiche – a me sfugge.

L’unico nesso che mi viene in mente è l’omofobia che pervade da sempre il movimento dei “papà separati”:

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Omofobia che riscontro anche nei commenti che ricevo quando, in questo blog, affronto il tema affido:

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Spero vivamente che articoli come questo possano aprire gli occhi a quelle donne che vedono nei disegni di legge che parlano di “bigenitorialità” un’opportunità da cogliere per ottenere una reale condivisione del lavoro di cura, perché non è questo l’obiettivo che si pongono questi signori, visto che affermano chiaramente:

Tutti noi perseguiamo l’innovazione e lo sviluppo dei modelli sociali, mamolti di noi continuano a preferire quella obsoleta, “preistorica” e forse monotona famiglia tradizionale….

L’obiettivo dichiarato è preservare l’obsoleta e preistorica famiglia tradizionale: quella dove il cognome è quello del padre perché è il padre a possederne i membri; quella in cui Tribunali, assistenti sociali, avvocati e operatori dei centri antiviolenza non devono mettere bocca, perché i panni sporchi si lavano in casa e li lava lei; una famiglia che rifiuta di accogliere le istanze della “potentissima lobby lesbica”, perché l’omosessualità è “contro natura”.

Non è chiaro in che modo il concedere i benefici (fiscali, economici, giuridici), oggi esclusivo appannaggio delle coppie eterosessuali, anche alle coppie omosessuali possa danneggiare “le famiglie preistoriche”…

Concedere diritti alle categorie discriminate non significa privarsi di quei diritti, ma significa semplicemente smettere di discriminare.

Come ha fatto notare qualcun altro prima di me, quando Rosa Parks rifiutò di alzarsi, dando il via al boicottaggio dei mezzi pubblici negli Stati Uniti, non stava chiedendo che tutti i viaggiatori bianchi rimanessero in piedi: chiedeva posti a sedere per tutti, bianchi e neri.

Certo è che un po’ dappertutto si leggono teorie fantasiose su complotti volti ad “omosessualizzare” il mondo, mentre si diffonde questo genere di disinformazione:

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Ci sono circa 4-5 milioni di omosessuali in Italia, molti fra loro vivono in coppie stabili e hanno necessità di tutelare i loro cari e moltissimi fra loro – sempre più numerosi – hanno dei figli, deprivati di diritti e tutele.

Checché ne dicano questi soggetti, la comunità scientifica è concorde nell’affermare che “le affermazioni secondo cui i bambini, per crescere bene, avrebbero bisogno di una madre e di un padre, non trovano riscontro nella ricerca internazionale […]. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico­sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno.

A questo punto, credo che sul concetto di “bigenitorialità” dovremmo riflettere meglio, perché la preistoria è finita da un bel pezzo.

Sulla questione del cognome vi consiglio di leggere il blog dedicato:

Cognome materno

e questo post:

In nomine matris

Vorrei concludere ricordandovi questa definizione di “famiglia”, la mia preferita:

Leggi tutto... http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/01/14/la-lobby-lesbica/