“…la storia dell’infanzia è un incubo dal quale solo di recente abbiamo cominciato a destarci. Più si va addietro nella storia più basso appare il grado di attenzione per il bambino, e più frequentemente tocca a costui la sorte di venire assassinato, abbandonato, picchiato, terrorizzato, e di subire violenze sessuali.” (De Mause, Storia dell’infanzia, Emme, Milano, 1983, in Campanini A. M., Maltrattamento all’infanzia, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993)

image

Forse pochi sanno che l’immagine di un bambino “perverso”, che senza un intervento violentemente repressivo dell’adulto, crescerebbe incline alle più immorali attività, è profondamente radicata della nostra cultura occidentale.

Affermava Giovanni Calvino: “solo spezzando totalmente la volontà del bambino, questo può essere salvato dallo spirito innato del male insito in lui” (Montecchi F., Gli abusi all’infanzia, NIS, Roma, 1994).

Nell’Inghilterra vittoriana il timore delle incontrollabili “pulsioni sessuali” dei bambini portò ad adottare misure orripilanti: “Per evitare che i ragazzi si masturbassero vennero realizzate delle gabbie che venivano applicate di notte sugli organi genitali, per poi essere chiuse ermeticamente e riaperte soltanto al mattino. Il massimo ritrovato della tecnica fu però un apparecchio che in corso di erezioni spontanee faceva suonare un campanello per richiamare l’attenzione dei preoccupati genitori.” (Oliverio Ferraris A., Graziosi B., Il volto e la maschera, Casa Editrice Valore Scuola, Roma, 1999)

Nel 1874, a New York, per salvare una bambina di otto anni dai maltrattamenti dovette intervenire un ente per la protezione degli animali. La piccola fu trovata, in casa, incatenata al letto con ematomi, ferite e abrasioni in tutto il corpo. Ma non si poteva fare nulla perché secondo le leggi USA, i genitori avevano diritto assoluto sui figli e potevano allevarli come meglio credevano. La Società per la protezione degli animali, già fiorente in America, esaminò il caso e, riconoscendo che rientrava in quelli previsti dal proprio statuto, intervenne. E così la bambina fu salva. In seguito a questo fatto, nacque la Società per la Prevenzione della Crudeltà verso i Bambini;la percezione di una necessaria tutela del bambino è successiva, in termini temporali, alla percezione della crudeltà sugli animali.

L’arte medievale rappresenta il bambino, almeno fino al dodicesimo secolo, come un adulto in miniatura.  L’infanzia, nell’Alto Medioevo, era paragonata a una malattia: al bambino si augurava di superarla al più presto per raggiungere la vita normale, che è solo per adulti. Ne sono una riprova gli appellativi infantili più frequenti nel Medioevo come quello di “pais”, “puer” (soggetto dalle ridotte dimensioni, piccolo), di “infante” (dal latino infans, soggetto che non sa parlare) e di “bambino” (diminutivo di “bambo”, sinonimo di sciocco nel volgare del Duecento).

Nelle sue Confessioni Sant’Agostino insiste sulla necessità di raggiungere l’età adulta, età nella quale l’individuo è capace di comprendere il verbo divino, ed esclude questa capacità in tutti coloro che sono lontani da questa capacità ricettiva, quali i bambini, i vecchi e gli storpi. Nella sua trattazione il bambino appare come un essere malvagio, preso solo dalla soddisfazione dei suoi bisogni; succhiando il latte dal seno e dominando chi lo circonda, il bimbo appare inefficiente e disumano e, quindi, più vicino al maligno.

Se andiamo ancora più indietro nella storia, troviamo nella letteratura romana un ampio e particolareggiato quadro su storie di pedofilia, castrazioni, stupri ed altri affreschi di varia oscenità, in cui le vittime sono troppo spesso i bambini. Petronio, ad esempio, nel Satyricon descrive la gaia atmosfera nella quale si consuma lo stupro di una bambina di sette anni fra gli applausi degli astanti.

I diritti dei bambini, insomma, sono storia recente.

Compaiono ufficialmente nel 1948, nella Dichiarazione universale dei diritti umani; l’art. 25 afferma: “la maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza” e “tutti i bambini nati dal matrimonio o fuori di esso devono godere delle stesse protezioni sociali”.Ma solo nel 1959 l’ONU approva la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo;il principio sesto afferma: Il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità, ha bisogno di amore e di comprensione. Egli deve per quanto possibile, crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in un’atmosfera di affetto e di sicurezza materiale e morale. Il bambino, a causa della sua immaturità psico-fisica, ha diritto ad “essere protetto contro ogni forma di negligenza, crudeltà o di sfruttamento”.

Una storia forse troppo recente, che forse è ancora troppo circoscritta nel mondo di oggi, dove ancora è diffuso il fenomeno delle spose bambine, perché il rispetto dell’infanzia sia un principio davvero condiviso da tutti gli adulti.

Pertanto, da persona che ha studiato la storia, mi lascia molto perplessa l’ottica di chi analizza il fenomeno della prostituzione delle adolescenti come un qualcosa imputabile ad una “crisi” dell’uomo di oggi.

L’abuso dei bambini è la storia di sempre, è la nostra storia, una storia terribile di soprusi perpetrati contro chi non è in grado di difendersi (proprio perché non è in grado di difendersi), della quale ancora, evidentemente, non ci siamo liberati.

Leggi tutto... http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/03/18/la-crisi-delluomo-di-oggi/