Cassandra è la figlia di Priamo ed Ecuba, re e regina di Troia.

Una versione del mito racconta che un giorno Cassandra si addormentò nel tempio, e Apollo le comparve, promettendole l’arte della profezia in cambio del suo amore. La giovane accettò di diventare profetessa, ma rifiutò lui come amante. Allora il dio le chiese soltanto un bacio. Cassandra acconsentì e Apollo, invece di baciare le sue labbra, le sputò in bocca, condannandola a rimanere inascoltata.

Cassandra è vero che sei una persona ragionevole? Dissi: no. Non ti dichiari a favore? No. Ma tacerai? No, dissi…

La mia vita, la mia voce, il mio corpo, non davano altra risposta. Non ti dichiari a favore? No. Ma tacerai. No. No. No. No.

… il mio ruolo era dire di no. (“Cassandra”, Christa Wolf)

image“Do ut des”, dicevano gli antichi romani: ti dò qualcosa affinché tu mi dia qualcosa in cambio.

Dall’enciclopedia Treccani: “Nel diritto romano, denominazione di un tipo di contratto innominato, che si configura quando la prestazione già eseguita e quella che si aspetta in cambio consistono entrambe nel trasferimento di proprietà di una cosa (permuta). La locuzione si usa anche con significato più generico, a proposito di favori che si fanno nella previsione di ricevere adeguato contraccambio”.

Alla logica utiliritaristica dello scambio, si contrappone l’ambiguo concetto di “dono”.

Il verbo donare sottintende che chi dona assume il rischio di non pretendere nulla in cambio: il dono può essere ricevuto senza destare gratitudine, può essere rifiutato, sperperato o accettato ma subito dimenticato, con distratta indifferenza. Il dono, almeno in teoria, non prevede alcun adeguato contraccambio.

Eppure, chi mastica un poco di antropologia, ha sentito parlare del “Saggio sul dono“, di Marcel Mauss, dal quale emerge che sin dai primordi il “dono” è tutt’altro che un gesto disinteressato, quanto piuttosto il fondamento stesso dell’economia.

Dare, ricevere, ricambiare: sono queste le tre regole che Mauss individua nelle società primitive che analizza.

Donare è un obbligo sociale poiché è la misura del “valore” della persona che dona: più grande è il dono, maggiore è il prestigio di chi lo offre.

Il dono non può essere rifiutato, proprio perché sarebbe un offesa alla potenza e alla ricchezza di chi ha la possibilità di donare.

Il dono deve essere ricambiato: la pena per chi non ricambia adeguatamente è l’esclusione.

Eppure, io che sono una persona irragionevole, a queste regole primitive ho sempre detto no. No, no, no, no e no. Lo dice la mia vita, la mia voce e il mio corpo: no.

In occasione della festa della donna, visto il successo del video diffuso per San Valentino, è comparsa la seconda puntata di #DiventaFrocio:

Sul portale gnoccatravel

(pensato per soli uomini, che consente agli iscritti di condividere informazioni sulle gnocche di tutto il mondo… si può trovare amici con cui condividere il prossimo gnoccatravel o raccontare barzellette sulla gnocca… serve per viaggiare informati sulla gnocca di tutto il mondo, con consigli spassionati su dove e come rimorchiare ragazze, ma anche su dove trovare i migliori bordelli, nightclubs, FKK, ecc…)

uno dei thread che compare più spesso riguarda il “costo” della “gnocca free” (la donna non prostituta, o meglio, quella che ha un altro lavoro oltre la prostituta):

Visto che molti GT(gnocca traveller), anzi, tutti tranne uno, concordano che le belle fighe le si paga sempre e comunque,Vorrei aprire una discussione per stabilire il prezzo delle cosiddette “free”Faccio un esempio:Slinguata dura=1 caffèpompino=1 drinkscopata=1 cenaVoi che ne pensate?Quale dovrebbe essere il costo giusto di una bella figa free?

(Porcini ripieni in salsa rosa = sesso anale, direi… se c’è anche la mimosa e il vino, però)

Volevo riprendere una antica pubblicità in TV, quando ancora i telefoni erano solo fissi, e due innamorati si chiamavano sempre. “Mi ami ma quanto mi ami ?” E il padre della ragazza “Mi costi ma quanto mi costi !!!”Forza Gnoccatrvellers: la gnocca costa e costerà sempre. Ma quanto?Sparate le vostre cifre comunque li abbiate spesi: al mese, all’anno, a notte, a botta, free pago dopo, pay pago in anticipo, pagamenti ratealizzati, follie e pazzie varie, regali, bancarotte per la gnocca e chi più ha più ne metta.I prezzi del pay li sappiamo tutti, i prezzi degli aerei per spostarsi nel mondo pure. I soldi in tasca a molti qua dentro non mancano davvero. Per cui non sparate basso…

Cari vituperatori di bagiana e gioiosi crapuloni frequentanti allegre donnine, vi volevo chiedere, per mera curiosità senza voler sembrare un impiccione ne tanto meno voler creare un confronto o disputa, vi pongo questa domanda:Al netto di tutte le spese accessorie quali, alberghi, viaggi, vitto, bevute, ingressi, quanto potete/volete spendere per delle trombate? Vi date un budget ben definito oppure il vostro limite sta nella scelta della bagiana ovvero ci date finché c’è qualche ragazza che merita di essere trombata?

Mio nonno lo diceva sempre. . .LA DONNA CHE PAGHI MENO. . . E’ QUELLA CHE PAGHI SUBITO

 

Un’amica mi ha chiesto una riflessione sulla prostituzione. Questa è la mia: per molti uomini anche io sono una prostituta.

Non posso sapere prima di uscire a cena quali uomini condividono questo modo di vedere le cose e quali no (non saprò mai, di molti degli uomini con cui sono uscita a cena, se condividevano questo modo di vedere le cose oppure no), ma ogni volta che sono uscita a cena, ogni volta che ho guardato un menù per decidere cosa ordinare, ogni volta che è arrivato l’imbarazzante momento del conto, ogni singola volta, dall’adolescenza ad oggi – prima ancora di chiedermi se avevo voglia/non avevo voglia di fare sesso – mi sono sempre chiesta: si starà domandando quanto gli costo? Starà pensando “Uno spreco di tempo, una noia, una cosa da stupidi sciocchi……”

E spesso, più spesso di quanto possiate immaginare, mi sono detta:

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