Attenzione: le rappresentazioni delle donne nei media non hanno alcuna influenza sulla violenza di genere. Lo dice un’autorità in materia, una “giornalista madre di due figli”. Perché è un’autorità in materia? Diamine, perché è una “giornalista madre di due figli” e tanto ci deve bastare. Intimorite/i, chiediamo alla sapiente: quali sono le origini della violenza contro le donne? Presto detto: 1) Le donne “mostrano parti eccitanti del corpo” scatenando le reazioni maschili; 2) C’è una tizia che si scrive sui seni i pronostici del campionato di calcio e posta video/foto sul web. Tutto chiaro, spero. Questa sì che è un’esperta.

Chi sostiene che le immagini delle donne in televisione, al cinema, nelle riviste ecc. hanno influenza sul modo in cui le donne reali sono percepite e si percepiscono è sicuramente pagato da Napolitano o da Laura Boldrini, che con sdegno e disgusto la giornalista-madre-di-due-figli bacchetta e riprende fieramente. Napolitano e Boldrini sono infatti sul lastrico: hanno speso cifre astronomiche per propagandare questa falsità su tutto il globo (a proposito, la sapiente saprebbe anche perché? Noi popolo bue non riusciamo a intravedere la losca agenda dei due delinquenti), giacché oltre alle femministe sostengono il contrario di quel che la sapiente dice – suffragati da tante di quelle ricerche scientifiche da riempire due o tre biblioteche d’Alessandria – intere università, interi istituti di ricerca, Nazioni Unite e varie agenzie correlate (Unesco, NU Women, ecc.), l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una miriade di associazioni/gruppi antiviolenza, storiche/i, sociologhe/i, psicologhe/i, lavoratrici/lavoratori dei media, trainer e terapiste/i e volontarie/i che lavorano con le vittime di violenza, e la lista potrebbe continuare.

Qua, vi cito un po’ di corrotti a caso: cominciamo da Maria José López González, spagnola, del gruppo socialista al Parlamento Europeo, 25 marzo 2002, doc. 9394 “L’immagine delle donne nei media”: “(…) I media dovrebbero smettere di descrivere le donne come inferiori agli uomini, e smettere di sfruttarle come oggetti sessuali. Invece, i media dovrebbero promuovere un’immagine positiva e realistica delle donne. I giornalisti e gli altri rappresentanti dei media dovrebbero comprendere la loro responsabilità nei termini della presentazione di un’immagine di donne ed uomini che non sia ne’ distorta, ne’ stereotipata. Le immagini violente e degradanti delle donne dovrebbero essere eliminate. (…)” Ma l’intero dannato consesso parlamentare è colpevole! Del 2002 è anche la Raccomandazione 1555, stesso titolo, che al punto due recita: “L’Assemblea nota che, sebbene progressi siano stati visibilmente fatti in numerosi paesi europei, l’immagine delle donne nei media rimane troppo di frequente negativa, e continua ad essere stereotipata e sessista. Le donne sono associate alla sfera privata, alla casa e alla vita familiare. I media le presentano di frequente come oggetti sessuali. Nel mentre il mondo contemporaneo ha subito rapidi cambiamenti, l’immagine delle donne nei media non è veramente cambiata.” E che dire della risoluzione del 2007 sulla discriminazione contro le donne nella pubblicità, o di quella del 2009 sull’eliminare gli stereotipi di genere nella società? E peggio ancora, nel 2010 emanano una direttiva sui servizi e media audiovisivi il cui articolo 6 proibisce la discriminazione basata su sesso, età, origini nazionali o sociali ecc. negli annunci commerciali. Napolitano, Boldrini, ma insomma!

Basta, diteci quante svanziche avete sborsato nel 2008 perché Margi Laird McHue scrivesse il libro “Domestic Violence: A Reference Handbook”: “Esempi clamorosi della descrizione delle donne come oggetti sessuali, che meritano di essere picchiate, sono spesso presenti in pubblicità. (…) Donne abusate, legate, imbavagliate o nei sacchi per cadaveri (…) donne infilate in bidoni di immondizia come conquiste di uomini vestiti di cuoio. Le immagini della moda nelle principali riviste hanno ritratto donne trascinate per i lacci del corsetto, o per un collare da soffocamento; immobilizzate e legate da giacche e stringhe; bendate; infilate in sacchi per l’immondizia. Una pubblicità di Esprit mostrava una donna su un asse da stiro mentre un uomo le stirava il pube; una di Foxy Lady mostrava una donna che era stata messa al tappeto da un pugno, con la camicia strappata, e una di Michael Mann raffigurava una donna in una bara.”

E come avete corrotto l’Unesco? Avete costretto quest’austera istituzione a redigere un rapporto, nel 2009, in cui si dice che al corrente tasso di progresso nel cancellare la stereotipizzazione delle donne, ci vorranno solo altri 75 anni per raggiungere l’eguaglianza nei media. Nel frattempo, come si legge nello stesso documento, le donne continuano ad essere “la favolosa gattina sexy, la madre santificata, la strega malefica, la spietata manager o l’arrampicatrice politica” e “nelle riviste mirate ad un pubblico maschile e femminile” le donne sono rappresentate con “corpi non ottenibili dalla donna comune, e si concentrano su storie relative al compiacere un uomo come strada per il successo e la felicità.”

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Le donne che i media non vedono

Marina DelVecchio è una scrittrice, insegnante di scrittura e letteratura, sopravvissuta alla violenza e all’abuso, corsivista per l’Huffington Post, che nel 2012 è stata evidentente riempita di mazzette da Napolitano e Boldrini per scrivere cose di questo tipo:

La misoginia viene definita come “odio per le donne”. E’ interessante che in greco misonon significhi solo “odio”, significa anche “metà”. Se applichiamo questa definizione al modo in cui attualmente le donne sono rappresentate nei media – in molti film, negli show televisivi, nei fumetti, nei video musicali – è chiaro che le donne sono mostrate come mezze-umane e oggettificate. Se si guarda una donna come se fosse un oggetto, senza sentimenti, vita, anima, pensiero, allora diventa facile digerire immagini di lei che mettono in questione la sua umanità. Lei non è una donna, una creatura vivente con attributi umani. E’ un mero corpo, un vacuo e vuoto vaso inteso per contenere i bisogni di altri – preferibilmente uomini – e il suo corpo, che diventa il più desiderato aspetto della sua esistenza, perfetto, sottile, liscio e senza peluria, è aperto all’interpretazione e alla dominazione.

Poiché è metà donna, le parti accettabili ed eroticizzate di lei – i suoi occhi, la sua bocca, il suo seno, le sue lunghe gambe, le sue cosce e i suoi genitali – sono bramate, definite, sfruttate, manipolate ed usate per saziare i bisogni degli uomini, mentre il resto di lei – la sua mente, la sua intelligenza, i suoi pensieri e la sua voce – viene evitato, ridotto al silenzio ed è virtualmente inesistente. In “Where the Girls Are”, Susan J. Douglas raccoglie i vari metodi usati dall’industria dell’intrattenimento per sfruttare le donne e osserva: “Continuiamo a vivere con immagini mediatiche di noi che non sono fatte da noi, perciò, ad un certo livello, ci sentiamo sempre come straniere che guardano ad una cultura in cui noi siamo inconoscibili, misteriose, ridicole, altre… Ci corteggiano come consumatrici, ma ci rigettano come persone.” Potete dare un’occhiata, se volete:

http://lunanuvola.wordpress.com/2012/02/13/pubblicita-assassine/

Mi sembra sufficiente, e a questo punto mi rifiuto di scrivere di nuovo una lista di ricerche, studi, saggi ecc. sul collegamento diretto che esiste fra rappresentazione delle donne e violenza di genere. Se ne volete una la trovate qui:

http://lunanuvola.wordpress.com/2013/06/09/cose-che-sento-in-giro/

Dunque, la scopritrice del complotto Napolitano-Boldrini è una giornalista-madre-di-due-figli? Io sono una scrittrice-che-il-proprio-figlio-lo-ha-perso. Ma non è questo a darmi la conoscenza che rivendico in materia di violenza di genere. Mi sono fatta – e continuo a farmi – il cosiddetto mazzo tanto: studiando, leggendo, discutendo con le altre donne (vittime di violenza o no), osservando e riflettendo. Di ciò che non so, non parlo. Chi volesse prendere nota del consiglio ha la mia benedizione. Maria G. Di Rienzo

P.S. Di seguito, i nomi di alcunedelle donne morte di violenza maschile in Italia da settembre a novembre 2013. Sono solo alcune poiché in molti trafiletti vengono semplicemente designate come “la moglie” e non hanno neppure diritto ad un nome proprio: forse la giornalista ecc. potrebbe indicarci quali parti eccitanti del corpo hanno mostrato in giro e dove sono i loro video con tette al vento e risultati di partite di calcio.

Marilia Rodrigues Silva Martins

Silvia Gobbato

Maria Pia Bigoni

Tatiana Kuropatyk

Concetta Ziomone

Stefania Maritano

Anna Maria Cultrera

Fatima Selmanaj e sua figlia Sene Ada

Ilaria Pagliarulo

Cinzia Agnoletti

Marta Deligia

Irina Meynster

Patricia Mendoza

Rosi Comparato (uccisa in Germania dall’ex italiano)

Assunta Brogi

Stefania Malavolta

Grazia Rosaria Quadrini

Angela Zappalà

(lo avevano lasciato, volevano lasciarlo, avevano divorziato, lui era geloso, lui aveva problemi, lui era depresso, lei faceva un mestiere che a lui non piaceva…)

Leggi tutto... http://lunanuvola.wordpress.com/2013/11/20/il-complotto-svelato/