par Attac France -  (Traduzione di Maria Rossi)
Stanno per concludersi i negoziati per la stipula di un accordo commerciale bilaterale tra Unione Europea e Stati Uniti estremamente deleterio per l'ambiente e per i diritti dei lavoratori e dei consumatori di entrambe le sponde dell'Atlantico. Un accordo simile tra Stati uniti, Canada e Messico ha già comportato, fra l'altro, la perdita di un milione di posti di lavoro. Questi pericolosi negoziati sono poco noti in Italia. Eppure sarebbe importante sapere  quali conseguenze potrebbero produrre  e organizzare una mobilitazione che li blocchi, com'è accaduto in passato per altre proposte di accordi multilaterali. Sono convinta, poi, che, come femministe, dovremmo prestare maggiore attenzione e interesse alle decisioni economiche e sociali che vengono assunte dai nostri rappresentanti politici, destinate inevitabilmente ad incidere sulla nostra vita quotidiana, rendendola ancora più difficile e precaria.
L'8 luglio 2013 l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno iniziato negoziati [n.d.t. che stanno per concludersi] miranti alla stipula di un accordo commerciale bilaterale: il Partenariato  Transatlantico sul Commercio e sugli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP). E' l'approdo di molti anni di lobbying dei gruppi industriali e finanziari europei e statunitensi.
Il  partenariato transatlantico potrebbe essere uno degli accordi di libero scambio e di liberalizzazione degli investimenti più importanti mai conclusi, rappresentando la metà del Pil mondiale e un terzo degli scambi commerciali. Come altri accordi bilaterali firmati recentemente o in corso di negoziazione - in particolare l'accordo UE-Canada - il TTIP non si limiterà ad abolire le barriere doganali; ma si estenderà anche alle "barriere non tariffarie". Infatti qualsiasi normativa di regolamentazione, anche se decisa democraticamente, può essere considerata un ostacolo al commercio. Il TTIP mira dunque allo smantellamento o all'indebolimento di tutte le norme che limitano i profitti delle imprese europee o statunitensi, a vantaggio dei loro interessi.
La parte relativa agli investimenti del mandato del negoziato del TTIP prevede inoltre un meccanismo particolarmente minaccioso: il "regolamento delle controversie" che potrebbero insorgere tra attori economici privati e un governo. L'accordo UE-Canada, che non è ancora stato ratificato, contiene la stessa procedura. L'introduzione di tale meccanismo ad hoc, che prevedrebbe la nomina di arbitri esperti che assumerebbero le loro decisioni in piena indipendenza dalle giurisdizioni pubbliche nazionali o comunitarie, permetterebbe alle imprese multinazionali di intentare causa contro gli Stati le cui norme sanitarie, ecologiche o sociali, o le cui normative a tutela dei consumatori o delle economie locali fossero considerate d'ostacolo agli investimenti stranieri. L'obiettivo perseguito è questo: estendere il campo degli investimenti possibili e garantire la libertà e i vantaggi degli investitori.
Il TTIP potrebbe avere notevoli conseguenze anche in altri campi che oltrepassano ampiamente i confini del commercio. Ad esempio, rafforzerebbe drasticamente i diritti di proprietà intellettuale degli attori economici privati, amplierebbe il campo di ciò che è brevettabile e potrebbe offrire alle multinazionali delle nuove tecnologie dell'informazione un maggiore potere di controllo sui dati di Internet, in particolare su quelli relativi ai cittadini. Per la Commissione Europea, che conduce i negoziati in nome di tutti i paesi della UE, si tratta di conformare il TTIP al "più alto livello possibile di liberalizzazione". Essa desidera anche elevare l'accordo a modello da imitare.
Quali sono i rischi insiti in questo progetto di accordo?
La  diminuzione dei diritti doganali e gli attacchi alle norme sociali, sanitarie ed ecologiche
Il mandato dato alla Commissione europea dal Consiglio dei ministri europei del commercio il 14 giugno 2013  insiste su una " riduzione sostanziale delle tariffe doganali". Se i diritti doganali sono in media piuttosto bassi su entrambe le sponde dell'Atlantico, restano elevati in determinati settori.
Nell'agricoltura, ad esempio, i diritti doganali medi sono del 7% negli Stati Uniti e del 13% nell'Unione Europea. Questi diritti doganali tutelano certi settori a fronte di un'agricoltura statunitense più industrializzata e più "competitiva", a causa soprattutto della modestia delle tutele sociali ed ambientali in vigore oltre Atlantico. I diritti doganali permettono anche all'UE di tutelarsi di fronte ad un tasso di cambio più favorevole alle produzioni statunitensi. Che cosa accadrà se questi diritti doganali verranno smantellati? Di fronte all'arrivo massiccio dei nuovi prodotti agricoli americani, la nostra agricoltura non avrebbe altra scelta che generalizzare il modello di esportazioni agroalimentari difeso dalle multinazionali europee.
L'accresciuta concorrenza condurrebbe alla contrazione dei costi di produzione, che richiederebbe di abbassare gli standards ambientali, alimentari, sociali. Scomparirebbero le possibilità di promuovere la filiera corta e le prospettive di reinsediamento delle attività agricole sul territorio, di impulso all'agricoltura biologica e di conservazione dell'agricoltura contadina.
Il principale argomento sollevato dai sostenitori del TTIP riguarda le ricadute economiche. Tuttavia, sulla base di uno studio della Commissione europea, il guadagno in punti di PIL è stimato pari allo 0,1% in 10 anni, cioè in meno dello 0,01% all'anno...."Ricadute" per la verità insignificanti comparate ai rischi che pesano sul lavoro e sui diritti sociali. Questi potrebbero infatti essere ridotti nel quadro dell'"armonizzazione" delle norme sociali.
Così, ad esempio, secondo la Confederazione sindacale statunitense AFL-CIO, l'ALENA (accordo simile stipulato tra il Messico, gli Stati Uniti e il Canada) è già costato un milione di posti di lavoro, a causa della riduzione delle tariffe doganali e delle ristrutturazioni delle imprese diventate "non competitive". A causa dell'estensione geografica della competizione economica, il mercato transatlantico favorirebbe le fusioni/acquisizioni di imprese, dando alle multinazionali un controllo sempre più ampio sull'economia e sulla finanza.
In sostanza: una nuova tappa decisiva nella storia della deregolamentazione
Dagli anni Novanta, l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) è stata il motore della liberalizzazione degli scambi. Al suo interno, più di 150 Paesi negoziano la riduzione dei diritti doganali su numerosi beni e servizi, la soppressione delle barriere non tariffarie, così come l'estensione del dominio del libero scambio e del mercato, ad esempio ai servizi pubblici e alla proprietà intellettuale.
La marcia dell'OMC verso la totale deregolamentazione del commercio si è rapidamente scontrata con numerosi ostacoli: da un lato, con la mobilitazione della società civile, che rifiutava le drammatiche conseguenze del libero scambio, dall'altro  con la denuncia della prepotenza e del predominio delle grandi potenze da parte dei Paesi in via di sviluppo. Constatando il relativo blocco dell'OMC, le grandi potenze e in particolare l'Unione Europea e gli Stati Uniti, si sono impegnati in una strategia bilaterale e biregionale con i loro partners commerciali. Le grandi potenze traggono profitto da un rapporto di forza molto sfavorevole ai Paesi più poveri. Quando gli accordi bilaterali si negoziano tra economie di potenza comparabile, il vantaggio dei negoziatori, al riparo dallo sguardo del pubblico, consiste nel potersi spingere più in là di quanto potrebbe avvenire nell'ambito dell'OMC nell'instaurazione di un sistema commerciale concepito con e a favore delle multinazionali.
La mercificazione di nuovi pezzi di economia
I negoziati del TTIP non consistono soltanto nell'abbattere le barriere tariffarie. Si tratterà anche di ridurre ogni barriera normativa all'estensione del dominio del libero scambio, in particolare nel settore dei servizi. La distribuzione dell'acqua e dell'elettricità, l'educazione, la sanità, la ricerca, i trasporti, la cura delle persone....questi settori che per molti costituiscono servizi pubblici, potrebbero anche essere aperti alla concorrenza.
I negoziati del  TTIP rischiano soprattutto di condurre all'apertura dei mercati pubblici in Europa, ma anche negli Stati Uniti, come vogliono le lobbies europee; le comunità locali potrebbero essere costrette a bandire gare  d'appalto aperte alle multinazionali. Dovranno essere rispettate norme vincolanti che non permetteranno più ai comuni di favorire le imprese, il lavoro e i prodotti locali (e quindi lo sviluppo locale), né di adottare norme ambientali e sociali che garantiscano un elevato grado di tutela.
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Nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il TTIP potrebbe riprendere gli elementi presenti nel progetto "ACTA" (Anti-counterfeiting Trade Agreement, Accordo commerciale anti-contraffazione), che prevedeva di rafforzare moltissimo i diritti di proprietà intellettuale e che un'ampia mobilitazione ha condotto al fallimento nel luglio 2012. In nome della lotta alla "pirateria",  il TTIP potrebbe infatti permettere il controllo generale della rete e ridurre la libertà di espressione in Internet. Altra conseguenza: potrebbe essere minacciato l'accesso dei consumatori ai farmaci generici, meno cari degli altri.
Verranno anche attaccate le norme sanitarie, ambientali - e soprattutto quelle che tutelano il benessere degli animali nel settore dell'allevamento - che "ostacolano" il commercio. Gli Stati Uniti approfitteranno del TTIP per costringere l'Unione Europea ad abbandonare le misure e i principi  (come il principio di precauzione) giudicati "protezionisti" e ad adottare le norme americane.
In concreto
Il vitello  agli ormoni rappresenta la maggior parte della produzione e del consumo di carne di vitello negli Stati Uniti; per ragioni di salute, la produzione e l'importazione di carne agli ormoni è  vietata dalla UE. L'OMC (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) aveva già dato ragione agli Stati Uniti e al Canada nella loro denuncia della UE, autorizzandoli ad adottare misure di ritorsione. Cosa accadrà dopo la sottoscrizione del TTIP?
La questione si pone anche per il pollame disinfettato con soluzioni al cloro, che gli Stati Uniti vogliono esportare nella UE. L'accordo UE-Canada, se fosse ratificato, autorizzerebbe le imprese a  intentare causa contro gli Stati che rifiutano il vitello agli ormoni e aprirebbe direttamente la strada ad un accordo tra la UE e gli Stati Uniti.
Attualmente sono autorizzate all'importazione nella UE 52 varietà  di prodotti OGM; le potenti multinazionali delle sementi e le lobbies agro-alimentari premono perché la lista sia ampliata. Le clausole di salvaguardia decise da alcuni paesi come la Francia, che vieta la semina di prodotti OGM sul suo territorio, potrebbero essere attaccate da una multinazionale attraverso il meccanismo di regolazione delle controversie sopra citato.
Per l'industria europea così come per quella statunitense e, in particolare, per le industrie estrattive, i negoziati del TTIP e l'accordo UE- Canada sono una manna: l'occasione per ottenere la messa in discussione di un certo numero di tutele o di norme a protezione dell'ambiente, ad esempio  l'estrazione del gas da argille vietata in Francia e in Bulgaria, o la normativa europea REACH sui prodotti chimici, ritenuta troppo rigida.
Le banche e le assicurazioni si fregano le mani: il TTIP sarà  anche l'occasione per le lobbies finanziarie di ridurre gli strumenti di regolazione finanziaria e bancaria e di accentuare la liberalizzazione dei servizi finanziari. Diventerà impossibile rinforzare i controlli sulle banche, tassare le transazioni finanziarie, lottare contro i fondi speculativi.
Un attacco senza precedenti alla democrazia: le multinazionali al comando, il controllo  dei cittadini ostacolato
Le multinazionali europee e le loro lobbies, come Business Europe, hanno dispiegato un'intensa azione di lobbying in vista dell'apertura dei negoziati del TTIP. Gli interessi industriali hanno il predominio presso le istituzioni europee, come testimonia la composizione e il funzionamento del gruppo di lavoro di alto livello creato dall'Unione Europea e dagli Stati Uniti per esaminare gli effetti dell'accordo e fare delle raccomandazioni.
La Commissione ha moltiplicato le consultazioni delle multinazionali europee. Così, tra i 130 incontri  della Commissione per discutere con le parti riceventi dell'accordo, 119 erano  con le multinazionali o con lobbies industriali di primo piano. Contemporaneamente il pubblico rimane totalmente disinformato. Senza una forte mobilitazione dei cittadini, l'opacità dei negoziati resterà la norma, poiché finora il mandato della Commissione europea ha potuto essere conosciuto soltanto grazie a fughe di notizie.
Ma il primo pericolo per la democrazia riguarda il meccanismo d'arbitraggio "investitore versus Stato" previsto nel mandato dato alla Commissione europea. Questo meccanismo di regolamento delle controversie, che figura già nell'accordo UE-Canada, permetterebbe alle multinazionali di denunciare uno Stato o una comunità locale allorquando una legge o un regolamento vengano considerati d'ostacolo al commercio e all'investimento.
Per le multinazionali, la posta in gioco è importantissima. Si tratta di ottenere la possibilità di agire da autentica "polizia dell'investimento", di obbligare gli Stati a conformarsi alle loro regole e di poter eliminare ogni ostacolo ai loro profitti presenti, ma soprattutto futuri: ostacoli come norme sanitarie, ecologiche, sociali, votate democraticamente, e rimesse in discussione in nome del sacro principio del diritto degli investitori!
Vi sono numerosi esempi di denunce delle multinazionali  fatte in base agli accordi bilaterali d'investimento già conclusi. Alcuni Stati sono già stati condannati al pagamento di ammende molto dissuasive, dell'ordine di milioni, se non di miliardi di dollari (Nuova Zelanda, Uruguay, Argentina...)
Lone Pine e i gas da argille
Sulla base di un meccanismo simile a quello di arbitraggio "investitore versus Stato" previsto dal TTIP, la multinazionale Lone Pine ha promosso una causa giudiziaria contro il governo canadese e chiede 250 milioni di dollari di risarcimento per gli investimenti e i profitti non realizzati a causa della moratoria sull'estrazione del gas da argille (gas da scisti) stabilita dal Québec. In Francia, grazie a importanti mobilitazioni popolari, la fratturazione idraulica è, per ora, vietata. Ma regolarmente le industrie del settore ritornano alla carica per convincere le autorità dei benefici economici di questa estrazione ultra-inquinante. Che accadrà se i giganti dell'energia europei o americani decidessero di utilizzare il TTIP per intentare causa contro il governo francese?
Conclusione
Nel 1998 una mobilitazione internazionale dei cittadini era riuscita a far fallire un progetto d'accordo internazionale negoziato nell'ambito dell'OCDE, che mirava alla liberalizzazione degli investimenti delle multinazionali : l'Accordo Multilaterale sugli Investimenti. Anche l'Accordo Commerciale anti-contraffazione è stato respinto nel luglio 2012 dagli eurodeputati in seguito ad un'ampia mobilitazione dei cittadini europei. E' dunque possibile impedire questa sottomissione della società e della natura agli interessi mercantili delle multinazionali.
Dobbiamo ottenere il rifiuto della ratifica del trattato tra il Canada e l'Unione Europea perché contiene già le principali disposizioni che respingiamo e il blocco dei negoziati sul TTIP perché rappresenta una minaccia per i cittadini e le cittadine europee/i e statunitensi.
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