In fondo è giusto così: pubblicare un brano come “Rubini” alla fine di agosto ha permesso a Mahmood – che ne è autore e interprete accanto a Elisa – di non banalizzarlo fra i tormentoni estivi.

di Daniela Tuscano

“Rubini” infatti è una canzone vera, orecchiabile ma non ruffiana, soprattutto nelle strofe, e “seria”: brevi quadri sull’adolescenza da parte di chi ne è uscito pur mantenendone vivo il ricordo, o gli strascichi, le pulsioni e i dolori. Rispetto a “Gli Anni”, firmato dal corregionale Max Pezzali 25 anni fa, concede ben poco alle facili nostalgie: l’adolescenza non si riduce alle fughe in motorino o agli amici eterni ma spazia in solitudini infinite, acide incomprensioni e ribellioni senza causa (titolo originale di “Gioventù Bruciata”, usato da Mahmood per il suo primo EP).

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