Se devo parlare di me, mi viene in mente Pereira. Quello di “Sostiene Pereira”; naturalmente.

Giornalista della pagina culturale di un giornale del pomeriggio che, abituato a considerarsi un introverso classicista, con nessuna attitudine alla politica e all’impegno sociale, si ritrova a dare aiuto a un oppositore del regime di Salazar e a dover scappare dal suo paese in cui non si trova più bene. Il dottore cui si rivolge per capire meglio cosa gli sta succedendo, gli spiega la sua bizzarra teoria della confederazione di anime e dell’io egemone, secondo la quale ognuno di noi ha una personalità molto sfaccettata in cui prevale una o l’altra sfaccettatura, a seconda degli input che riceviamo e dalla profondità dell’impatto che tali input hanno su di noi.

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