Ci fu, in Italia, un periodo di sogni e di lotte, in cui l’escluso doveva essere incluso.

di Daniela Tuscano

E le porte degli istituti si spalancarono a tutti, almeno formalmente. In realtà si trattava d’un ingresso secondario, possibilmente senza dar troppo nell’occhio. Invece d’incoraggiare i “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, a “raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34 della Costituzione), alcuni indirizzi rimanevano, di fatto, fortezze inespugnabili. Però si conservava un certo pudore, nel dirlo.

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