Le rap­pre­sen­ta­zioni delle donne nella nostra società riman­gono molto limi­tate: alle donne pro­po­ste come oggetto ses­suale si con­trap­pone l’immaginario della donna accu­dente e madre “in essenza”.

Uscire da que­sto dua­li­smo signi­fica deviare dalla norma, una devia­zione che per il sen­tire comune sem­bra ancora meri­tare una pena (anche solo sociale) più afflit­tiva: se le donne non accet­tano pas­si­va­mente il ruolo di oggetto ses­suale, ma si pon­gono come sog­getto attivo e desi­de­rante, allora si pre­sume che vadano in giro in uno stato di con­senso costante all’attività  ses­suale e dun­que la loro parola diviene “non attendibile”.

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