Si intitola soltanto Boccioni. Ma la grande retrospettiva che Milano dedica, a Palazzo Reale fino al 10 luglio, al pittore e scultore futurista morto nel 1916, poteva benissimo avere come sottotitolo «Viva la mamma». Perché il cantore della velocità-morte-città-dinamismo, lo sciupafemmine che scrisse a Sibilla Aleramo (per liberarsene) «Io non posso amare nessuna donna… Non voglio saperne. Mi ripugna il pensare di essere legato a qualcuno. Vivo bene solo!» in realtà viveva benissimo con la mamma.

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