La questione è semplice: non capisco perché tante persone, alcuni intellettuali inclusi, reagiscano in modo scomposto davanti alla questione schwa, o della lingua inclusiva in assoluto, come se qualcuno avesse introdotto l'obbligo di utilizzarlo, pena la sospensione dei diritti civili. Non me ne capacito. Così come non mi capacito della campagna stampa martellante che ospita linguisti e scrittori, ma non chi sta studiando la questione, o chi nella questione è dentro. Non capisco perché la riflessione sulla lingua venga interpretata come distogliente da battaglie e attivismi che nella maggior parte dei casi con la questione medesima vanno di pari passo (vi occupate di questo e intanto in Afghanistan: e poi vorrei tanto vedere cosa fa per le donne afgane chi scrive cose di questo tipo).

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