Non ho l'ossessione del mercato, lo premetto e lo prometto anche. Non vivo in eremitaggio sui Monti Sibillini, anche se a volte mi piacerebbe, e forse non sono del tutto pessimista, alla Mark Fisher, cui  si deve una delle analisi più lucide sulla nostra contemporaneità, quella espressa in Realismo Capitalista, quella che ci dice che tutto viene gestito come un'azienda, anche noi stessi, pur se non ce ne rendiamo conto:  “il capitalismo è quel che resta quando ogni ideale è collassato allo stato di elaborazione simbolica o rituale: il risultato è il consumatore-spettatore che arranca tra ruderi e rovine”.

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