In uno dei romanzi più belli e più ignorati (in Italia) degli ultimi dieci anni, Vita dopo vita, Kate Atkinson racconta di cosa significhi provare a raggiungere la perfezione attraverso un accumulo di esperienza. Ursula, la protagonista, nasce nel 1910 e muore più volte: la prima in pochi minuti, perché il cordone ombelicale la soffoca e né medico né levatrice possono soccorrerla perché bloccati da una tempesta di neve. Ma quella nascita si ripeterà ancora e ancora, e nelle esperienze successive ci sarà assistenza, o semplicemente un paio di forbici affilate che la madre, chissà come, tiene accanto a sé.

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