Nel 2002 Kim Stanley Robinson, scrittore americano di fantascienza, pubblica "Gli anni del riso e del sale": dovendo proprio trovare un'etichetta, è storia alternativa, laddove, nel romanzo, la peste nera del Trecento ha fatto ancor più morti della realtà, il 99% della popolazione europea (invece del 30%) è scomparsa e a prevalere sono altre culture: islamica, cinese, indiana. Ora, Robinson è intervenuto un mese fa sul New Yorker a proposito del coronavirus: ci richiama a quel che eravamo prima della pandemia, al nostro vivere nel mondo senza sentirlo, e al momento storico che attraversiamo, spiega che il paragone con l'11 settembre regge fino a un certo punto, perché quello fu un singolo, drammatico giorno, ma non cambiò più di tanto le nostre vite (lui, per esempio, è un altro che ricorda molto bene l'invito dell'allora presidente degli Stati Uniti per superare la crisi: andare a fare shopping).

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