Negli anni Novanta Loris Malaguzzi parlava di un occultamento della condizione infantile, un occultamento “a volte cinico e violento, a volte più sottile e acculturato, infarcito di simulazioni e teorie dissipatrici e illiberali. Esso penetra anche nei processi della prima educazione. Il tentativo di contrastare, seppure con la modestia dei suoi mezzi, questo trafugamento e di liberare speranze per una nuova cultura umana dell’infanzia, è il motivo ricorrente del nostro lavoro. Se volete una ragione, essa si regge su una grande nostalgia del futuro e dell’uomo”.

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