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Se-(t)te ne vai... Facciamo breccia scende

Scioglimento del Coordinamento Facciamo Breccia:  obiettivo raggiunto!

 

Il 19 aprile 2005 Ratzinger diventava papa: il duo B16 - Ruini iniziava un fuoco di fila violento contro lesbiche, gay, trans, donne e tutti i percorsi di liberazione.

Per questo costruimmo con il coordinamento Facciamo Breccia un percorso di mobilitazione permanente fondato su autodeterminazione, laicità e antifascismo.

A quasi ottant’anni dalla firma dei Patti Lateranensi tra Mussolini e Pio XI, il papato dell’integralista Ratzinger si proponeva di rafforzare l'alleanza clerico-fascista,  di affermare un modello di società chiuso e reazionario, patriarcale, omo/lesbo/transfobico e razzista, di imporre la monocultura cattolica in ogni sfera della vita pubblica e privata, trovando terreno fertile nella subalternità della politica istituzionale italiana, di destra e di sinistra.

Noi abbiamo contrapposto i nostri corpi insieme a migliaia di altre e di altri.

L’11 febbraio 2006, in occasione dell’anniversario della stretta di mano di Mussolini e Pio XI,  Facciamo Breccia organizzava, a Roma, la prima manifestazione nazionale NoVat Più Autodeterminazione, Meno Vaticano, a cui ne sarebbero seguite altre quattro.

L’11 febbraio 2013, esattamente sette anni dopo, Ratzinger veniva dimesso, sette e non più di sette, come i sette nani, i sette colli di Roma, le sette piaghe d'Egitto, sette fratelli per sette sorelle, sette vizi per sette virtù…

Molteplici le azioni compiute in questi anni da Facciamo Breccia, quasi sempre censurate o annacquate dai media.

L’irriverenza lo strumento più divertente ed efficace.

Due frocessioni, nell’autunno 2006 a Verona, in occasione del decennale della CEI, una nel gennaio 2008 a Roma, che contribuì a scongiurare la lectio magistralis di Ratzinger alla Sapienza.

La simbolica occupazione di piazza San Pietro del 7 giugno 2008, per protestare contro il divieto di far terminare il Pride in piazza San Giovanni, vede ancora oggi un processo aperto a carico di militanti di Facciamo Breccia.

Così come oggi, con il confino di Ratzinger, anche il Coordinamento Facciamo Breccia si scioglie, per raggiunto obiettivo, diciamo così.

Ma ci siamo e ci saremo ancora, nelle lotte di autodeterminazione, laicità, antifascismo, nei percorsi di liberazione, con altre forme e con altri obiettivi che – come quello appena ottenuto – siano raggiungibili.

Perché i movimenti hanno un percorso che si dipana carsicamente, che si può apprezzare dai cambiamenti del sentire comune che produce: il Coordinamento Facciamo Breccia orgogliosamente rivendica di essere stato sempre e solo un movimento.

E comunque ci riserviamo di valutare il nuovo papato…

 

Facciamo Breccia, Coordinamento Emerito

 
10x100: Genova non è finita

Facciamo Breccia aderisce e firma l'appello

GENOVA NON È FINITA.
DIECI, NESSUNO, TRECENTOMILA…

APPELLO ALLA SOCIETÀ CIVILE E AL MONDO DELLA CULTURA

La gestione dell’ordine pubblico nei giorni del G8 genovese del luglio del 2001, rappresenta una ferita ancora oggi aperta nella storia recente della repubblica italiana.

Dieci anni dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, la “macelleria messicana” avvenuta nella scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto e dalle violenze e dai pestaggi nelle strade genovesi, non solo non sono stati individuati i responsabili, ma chi gestì l’ordine pubblico a Genova ha condotto una brillante carriera, come Gianni De Gennaro, da poco nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Mentre lo Stato assolve se stesso da quella che Amnesty International ha definito “la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”,  il prossimo 13 luglio dieci persone rischiano di diventare i capri espiatori e vedersi confermare, in Cassazione, una condanna a cento anni di carcere complessivi, in nome di un reato, “devastazione e saccheggio”, che rappresenta uno dei tanti detriti giuridici, figli del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco.

Un reato concepito nel chiaro intento, tutto politico, di perseguire chi si opponeva al regime fascista. Oggi viene utilizzato ipotizzando una “compartecipazione psichica”, anche quando non sussiste associazione vera e propria tra le persone imputate. In  questo modo si lascia alla completa discrezionalità politica degli inquirenti e dei giudici il compito di decidere se applicarlo o meno.

E’ inaccettabile che, a ottant’anni di distanza, questa aberrazione giuridica rimanga nel nostro ordinamento e venga usata per condannare eventi di piazza così importanti, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, come le mobilitazioni contro il G8 a Genova nel 2001.

Non possiamo permettere che dopo dieci anni Genova finisca così, per questo facciamo appello al mondo della cultura, dello spettacolo, ai cittadini e alla società civile a far sentire la propria voce firmando questo appello che chiede l’annullamento della condanna per devastazione e saccheggio per tutti gli imputati e le imputate.

Per una battaglia che riguarda la libertà di tutte e tutti. 
 
Chiamata all’azione: Di’ all’IGLYO di stare fuori da Israele

Pubblichiamo questo appello di attivisti e attiviste queer palestinesi che chiede all'IGLYO di non essere complice delle politiche di pinkwashing israeliane. Ecco il link all'appello diffuso in inglese dalle tre associazioni http://www.pqbds.com/archives/111

 

Chiamata all’azione: Di’ all’IGLYO di stare fuori da Israele

Cari gruppi, collettivi, attiviste e attivisti LGBTQ,

Come queer palestinesi appartenenti a diversi collettivi - alQaws for  Sexual & Gender Diversity in Palestinian society, Aswat — Palestinian  Gay Women, and PQBDS (Palestinian Queers for Boycott Divestment and  Sanctions) - vi scriviamo per esprimere il nostro sconforto per la  decisione dall’ International Gay and Lesbian Youth Organization[IGLYO]  di organizzare l’Assemblea Generale per Dicembre 2011 a Tel Avivin  Israel. Anche dopo averci contattati e dopo aver espresso la nostra più  profonda preoccupazione rispetto alle implicazioni problematiche e  politiche dell’organizzazione di questa conferenza, IGLYO ha pubblicato  un “lettera aperta – 2011 GA” dove viene sottolineato che non sono per  nulla contenti di rimettere in discussione la loro decisione e che anzi  difendono le loro posizioni;  ingannando, quindi, i membri dei gruppi  LGBT all’interno di un processo di normalizzazione e provvedendoa  coprire l’apartheid di Israele e l’oppressione della popolazione  Palestinese.  IGLYO non ha solo deciso di tenere la loro General  

Assembly conference in Tel Aviv, ma ha accettato i soldi del governo  israeliano partecipando in una più ampia campagna nel dare una nuova  immagine ad Israele “brand Israel” e nel crimine del pinkwashing .   Stiamo perciò chiedendo supporto nel comunicare a IGLYO perchéla loro  azione è iniqua e indecente, per un’organizzazione come la loro che  dovrebbe battersi a fianco delle persone queer o dei diritti umani in  più larga misura. Le politiche di Israele e l’occupazione non distinguono persone queer  da etero. Tutta la popolazione palestinese – queer ed etero – deve  affrontare gli effetti del muro dell’apartheid, dei checkpoint, degli insediamenti illegali e della violenza dei coloni: nessuno menziona che vivere sotto occupazione militare ti toglie qualsiasi diritto come  abitante di quella terra. Tutte le persone a Gaza, inclusi i queer,  vivono sotto un assedio illegale e medievale - e di fatto Gaza non è  altro che una prigione a cielo aperto. E come tutte e tutti le/gli abitanti di Israele, le persone queer sono soggette a discriminazioni di  leggi e di educazione che attraversano tutta la loro vite sia  nell’ambito privato che pubblico.

Nonostante tutta la società civile e le organizzazioni non dovrebbero necessariamente essere responsabili delle azioni dei loro governi, Israeli Gay Youth (IGY), il gruppo che lavora all’organizzazionedella conferenza, è legata direttamente alla propaganda del governo di Israele e alla campagna pinkwashing. Per prima cosa, è una delle più grandi organizzazioni nel paese, IGY lavora a stretto contatto con l’esercito militare israeliano - Israeli Defense Force (IDF) -reclutamdo giovani queer nell’esercito – lo stesso esercito che occupa, isolando e chiudendo con il muro e i checkpoints persone queer e etero senza distinzione sia in West Bank che a Gaza. IGY, quindi, non solo è un’organizzazione gay ma è fautore dell’omonazionalismo e di quelle stesse strutture dello stato di Israele che i/le queer palestinesi combattono. In secondo luogo, IGY è finanziato ufficialmente da 15 differenti comuni, in più viola le indicazioni della campagna BDS e mostra piena complicità con le strutture statali di Isarele.La decisione di IGLYO di tenere l’assemblea generale a Tel Aviv in Israele finanziata dallo stato di Israele non solo viola la chiamata per la campagna di boicottaggio - Boycott, Divestment, and Sanctions - una campagna che ha lo scopo di far pressione ad Israele per la fine dell’occupazione delle terre palestinesi emulando l’efficace tatto anti-apartheid ma partecipando attivamente al pinkwashing di Israele che mira a rappresentare Israele come il paradiso per i queer spostando quindi l’attenzione fuori dai numerosi crimini contro la popolazione palestinese. Con questa campagna multi- millionaria  non si dà altro che un altro “successo”, IGLYO aiuta le violazioni di Israele della legge internazionale e supporta il predominio bianco includendo l’occupazione illegale e la politica razzista.

Come un’organizzazione la cui missione è quella “dicombattere tutte le forme di esclusione, di discriminazione e di persecuzione, è demoralizzante che IGLYO stia ignorando l’oppressione della popolazione palestinese, sia queer che etero, nonostante il fatto che la commissione dell’ IGLYO sia ben consapevole della sofferenza della popolazione palestinese sotto l’occupazione israeliana. Sembra proprio che l’esclusione, la discriminazione e la persecuzione sia accettabile quando va a colpire i corpi della popolazione palestinese.Per questo, noi collettivi queer palestinesi abbiamo l’urgenza che l’IGLYO trasferisca la sua Assemblea Generale fuori dallo stato di Israele.

Perciò chiediamo il vostro supporto alla nostra chiamata sulla questione dell’IGLYO seguendo questi punti:

 

·        Chiedi a IGLYO di trasferire l’Assemblea Generale fuori da Israele firmando questa lettera o scrivendo una tua lettera alla commissione dei direttori dell’IGLYO. Manda una lettera a: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

·        Supporta la nostra “chiamata all’azione”– manda il nome del tuo collettivo, gruppo organizzazione a: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

·        Visita il sito della IGLYO e lascia un commento alla loro “Lettera aperta – 2011 GA” ‘Open Letter – 2011 GA‘ . Comunica il perché loro dovrebbero trasferire la conferenza fuori da Israele.

·        Se tu sei una o un giovane europeo e/o uno studente queer, potresti non sapere che sei forse un membro della IGLYO. Visita la nostra pagina facebook e cerca nella lista delle organizzazioni i membri dell’IGLYO. Se trovi che sei membro di un’organizzazione-membro, non esitare ad inviare una lettera in cui si chiede l’urgenza di trasferire la conferenza in un altro luogo.

·        Diffondi il più possibile questo comunicato nel tuo sito / blog e invialo a tutte le persone LGBTQ, collettivi, gruppi.

·        Visita il nostro sito e tieniti aggiornato/a riguardo la campagna, contattaci se hai domande. Scrivici a: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Speriamo che con il tuo supporto possiamo far diventare IGLYO veramente un’organizzazione che rispetta i diritti delle persone queer includendo anche le/i palestinesi e fermare questo gioco che la fa diventare una pedina nel tentativo di Israele di promuovere questa finta apertura alle politiche queer ai costi della popolazione palestinese.

Grazie,

Palestinian Queer Groups: alQaws for Sexual & Gender Diversity in Palestinian Society

Aswat – Palestinian Gay Women

Palestinian Queers for BDS

 
17/12/2011: adesione alla manifestazione indetta dal Coord. Regionale dei Senegalesi in Toscana

 

Il Coordinamento Facciamo Breccia aderisce alla manifestazione indetta dal Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana che si terrà a Firenze sabato 17 dicembre.

La nostra identità non è nazionale, per questo ad essere colpita non è solo la comunità senegalese, ma siamo tutti/e/* noi, consapevoli di come sia in atto un tentativo di perpetuare la supremazia dell'Europa “bianca e civilizzatrice”.

Il rafforzamento e la difesa dell'identità di un'Europa bianca, cristiana, eterosessuale e borghese, passa attraverso i meccanismi della paura e dell'assedio e attraverso l'esclusione, il respingimento, la detenzione nei CIE (veri e propri lager del ventunesimo secolo) di chiunque attenti ad essa.

Gli omicidi di Firenze sono solo uno degli aspetti di questo paradigma.

Facciamo Breccia si riconosce pertanto nel seguente documento di adesione di Azione gay e lesbica: 

 

Azione gay e lesbica aderisce e partecipa alla manifestazione che si terrà in piazza Dalmazia a Firenze, sabato 17 dicembre alle ore 15, non per esprimere generica solidarietà alla comunità senegalese così duramente colpita, ma nella consapevolezza che oggi, più che mai, è necessario schierarsi e chiamare le cose con il loro nome, sottraendoci alla colpevole equidistanza fra vittime ed oppressori, e dire che non esiste antirazzismo senza antifascismo: delle fiaccolate dei fascisti facciamo volentieri a meno…  

E’ proprio come lesbiche e gay che denunciamo, ancora una volta, la colpevole costruzione di un clima politico che ha preparato questi omicidi, che non sono affatto un atto isolato.

E’ quotidianità quanto avviene nei centri di identificazione ed espulsione sparsi sul territorio nazionale, veri e propri lager dove uomini e donne spariscono in un “buco nero”.

Sono quotidianità fiorentina atti amministrativi trasformati in atti di repressione e criminalizzazione, che neppure oggi si vogliono mettere in discussione.

E’ quotidianità dare parola, visibilità e “rispettabilità” a chi si rifà alla medesima ideologia, quella fascista, dell’assassino di piazza Dalmazia. Parola, visibilità e “rispettabilità” confermate anche dopo questi omicidi che, invece, avrebbero dovuto far aprire gli occhi anche a chi è abbagliato dal proprio piccolo potere e dal proprio narcisismo.

Pur sostenendo convintamente la richiesta di applicazione delle leggi già previste per Casa Pound, e il suo inevitabile scioglimento, in questo quadro di sdoganamenti e complicità non ci sembra più sufficiente chiedere lo scioglimento di tutte le formazioni – di qualsiasi tipo – che fanno riferimento all’ideologia fascista e nazista: le stesse istituzioni nazionali e locali ne sono ormai intrise, per quanto si affannino a nascondere le proprie complicità dietro una facciata di equidistanza.

Perché un’associazione gay e lesbica si sente chiamata direttamente in causa?

Perché sappiamo che la medesima arma poteva – e potrà – essere rivolta contro di noi.

Perché  non vogliamo che la nostra sia una reazione solo “di pancia”, ma crediamo che debba trasformarsi in un’alleanza politica fra tutti quei soggetti che non vogliono più rappresentare la parte grigia del paese, quella che – da sempre – ha permesso le peggiori atrocità.

Aderiamo alla manifestazione come atto profondamente politico, che si vuol differenziare dal buonismo e dall’ipocrisia di chi porge le condoglianze alle proprie vittime.

 
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