lunedì 10 settembre 2012

Scandalosa Corte di Appello di Roma - Sez.Minori

Ennesimo scandalo a Roma, dove la tutela dei bambini è diventata un fantasma da cui tutti gli operatori coinvolti fuggono con la coda tra le gambe. Ebbene sì: la cara Corte (con la complicità di tutta la ciurma dei suoi periti e di assistenti sociali indottrinati a dovere) continua imperterrita senza vergogna a mietere nuove vittime!
E queste sono tutti esclusivamente BAMBINI!

Uno dei casi più recenti è proprio un piccolo bambino abusato carnalmente dal padre alcuni anni fa. All'inizio, OVVIAMENTE, la mamma, a cui il bambino fece accenno della violenza subìta, non venne creduta: venne accusata di infamanti patologie inesistenti (come si usa fare ora).
Poi, una volta accertato che queste patologie facevano solo parte delle fantasie represse della Ct di turno e non della signora in questione, tutta la ciurma di cui sopra pur di provare a credere anche solo un istante a quanto denunciato (troppo impegnativo per loro forse…) si è giocata la carta vincente che ora va tanto di moda: la MITICA PAS (Sindrome Alienazione Parentale).
Successivamente però, nonostante il laborioso impegno del clan togato nel voler far calzare a tutti i costi una PAS troppo forzata, si accerta finalmente anche l'inesistenza di quest'ultima.
A questo punto, non potendo più prendersela con la madre che cosa fanno allora?
Dirottano i propri pregiudizi sulla povera creatura: ovvero tirano fuori la carta di “il bambino non è credibile”.

  E sì, perché se un bambino è troppo piccolo non è credibile, se è più grandino è influenzato dalla madre, se è adolescente ce l’ha col padre.
Perché? Perché gli incesti non esistono, ovvio! E' questo il messaggio, sono solo un’invenzione delle mamme cattive!.

Ma torniamo alla nostra raccapricciante storia: (assurdo!), accertato anche che il bambino è invece sano più che mai...si sono allora riservati di decidere, senza intanto tutelarlo ovviamente.

Durante tutto questo tempo ovviamente NESSUNA perizia nè accertamento è stato fatto sul padre, anzi: "sul povero padre", così definito in udienza dal Procuratore della Corte.

Intanto il penale va avanti: una seconda visita medico-legale voluta da un PM conferma purtroppo l'esito della prima, ovvero che il bambino è vittima di violenza sessuale e che le cicatrici sono ben evidenti. C'è ovviamente un Rinvio a Giudizio per il padre del piccolo, che chiede un rito abbreviato.

Sembrerebbe tutto vertere finalmente verso la verità o perlomeno, penserete, tutela ovvia per il piccolo!
Ebbene No: la cara Corte, nonostante il legale del bimbo chieda garanzie di protezione perlomeno in attesa del termine del procedimento penale pendente nei confronti dell'uomo, e nonostante consegni tutto il materiale probatorio (pur se in attesa di sentenza finale e di ulteriori indagini), la Corte emana il suo vergognoso verdetto:

"Affidamento del piccolo ai Servizi Sociali con l'incarico di ripristinare entro sei mesi i rapporti padre-figlio, finalizzati ad un loro recupero".

Sì, finalizzati ad un loro RECUPERO! Sorge spontaneo un quesito.
Se la madre è certamente sana, il bimbo è certamente sano, i testimoni sono tutti attendibili, il padre invece è tuttora un INDAGATO per ABUSO SESSUALE SUL FIGLIO, perchè il figlio deve essere costretto a vedere chi di lui ha abusato? Il bambino ha più volte urlato ai Servizi Sociali di non volerlo vedere e, escluse e accertate le altre motivazioni prese inizialmente in considerazione, perchè lo stesso questo scempio?
Qualcuno mi spieghi la logica per favore, se una logica in tutto questo ci fosse mai.

E allora, cari Giudici ciechi, sordi e vili, ci fate rimpiangere i tempi in cui chi si sporcava di questo reato infamante veniva lasciato in balìa di un popolo agguerrito a lapidarlo. Il popolo farebbe giustizia vera, questo ve lo assicuro. E voi avreste molto da imparare dal popolo sovrano.

Questa è solo una delle centinaia di realtà terribili che tutti i giorni sentiamo in Italia, dove non c'è più tutela per i bambini e dove se qualche uomo coraggioso abbraccia la causa viene massacrato moralmente, professionalmente, mediaticamente ecc. dalla parte più vile (e purtroppo più numerosa e potente) di tutto il genere umano.

Vergogna istituzioni quando non fate il vostro sacrosanto lavoro!!
Vergogna a tutti coloro che non amano, non rispettano e non proteggono i bambini anche se hanno le armi per farlo.
Vergogna Corte di Appello di Roma- Sezione Minori.

giovedì 15 marzo 2012

MADRI DI PICCOLE VITTIME DI ABUSO: DONNE CHE SOFFRONO TROPPO

tratto da Associazione Hansel e Greetel

MADRI DI PICCOLE VITTIME DI ABUSO: DONNE CHE SOFFRONO TROPPO
Madri di piccole vittime di abuso, travagliate dal conflitto tra credere e non credere
ad una verità troppo amara per essere vera;
madri che vorrebbero avere una bacchetta magica per cancellare pezzi della realtà e
della storia;
madri che aggiungono dolore al dolore perché questa bacchetta magica non c’è;
madri che non hanno potuto/voluto vedere e che ricordano con straziante
resistenza frammenti della percezione di un abuso che gli è passato sotto gli occhi;
madri destinate ad essere massacrate e crocifisse nel contesto giudiziario;
madri bambine che non vogliono crescere e fanno fatica a confrontarsi con i genitori
che le hanno infantilizzate;
madri schiacciate dal senso di colpa e dalla pretesa perfezionistica in base a cui
avrebbero dovuto controllare tutto;
madri all’opposto che minimizzano la propria responsabilità ed hanno fretta di
autoassolversi sulla scelta del partner perverso che hanno compiuto e che si è
rivelata fallimentare;
madri che non vogliono vedere fino in fondo gli effetti della mancata protezione nei
loro figli;
madri non allenate ad aprire gli occhi e ad aprire tutte le porte tenute chiuse dal
Barbablù di turno;
madri che hanno rimosso troppo e hanno idealizzato troppo il loro partner;
madri che hanno perso la speranza e vogliono mettere una pietra sopra al passato
ed anche al futuro;
madri che intendono chiudere definitivamente la loro esistenza all’incontro con il
maschile e con la sessualità, non accorgendosi di quanto le piccole vittime sperino
che la madre si riapra al mondo e all’incontro con gli affetti e con le relazioni;
madri, all’opposto, che ricercano nuovi partner, dopo quello abusante, senza
riflettere sulle proprie responsabilità, come se nulla fosse capitato, come ad
acquistare un altro biglietto della lotteria;
madri che non si rendono conto che il recupero dei loro figli passa anche attraverso
il recupero di una speranza e di un progetto;
madri che non riescono ad abbandonare la pretesa illusoria di un mondo giusto dove
certe cose non avrebbero dovuto succedere;
madri che si affidano all’attesa fideistica che prima o poi verrà fatta piena giustizia
indipendentemente dall’attivazione di scelte, attivazioni e strategie efficaci;
madri che fanno fatica a responsabilizzare i figli rispetto alle emozioni e ai ricordi di
cui i figli stessi sono portatori;
madri che non credono che la sofferenza è un’occasione da non perdere da parte
loro e da parte dei loro figli per crescere e per imparare a pensare e a parlare;
madri di piccole vittime di abuso: donne che soffrono troppo e che hanno bisogno
di essere accompagnate nell’elaborazione di quanto accaduto e di ricostruzione di
una fiducia nel futuro, loro e dei figli abusati.

sabato 13 agosto 2011

Come salvare dal carcere i pedofili incestuosi: con la PAS


Aumentano i professionisti che operano nel settore Famiglia e Minori che si oppongono alla strumentalizzazione della ormai nota "patologia inventata", visto che, oltre a non esistere come malattia, viene addirittura metodicamente usata da genitori violenti per difendersi quando i propri figli trovano la forza e il coraggio di parlare.
Riporto per intero in tal proposito un articolo dal blog di: Professionisti Contro la Pas - Rete Nazionale. L'articolo spiega alcune cose ai "non addetti ai lavori (medici e psicologi)": io aggiungo che invece farebbe molto bene proprio a tutti gli addetti ai lavori ricordare cosa significhi lavorare con senno, senza cioè umiliare la scienza vera con farneticanti teorie, come Pas.
...................................

PAS: perché i cosiddetti "otto sintomi" non sono sintomi.

Questa nota si rende necessaria per spiegare ai non addetti ai lavori (medici e psicologi) cosa si intende per sintomo e soprattutto quando un determinato comportamento umano non può essere considerato un sintomo; credo sia superfluo aggiungere "in senso medico".

Che cosa è un sintomo: manifestazione soggettiva di una condizione patologica; questo ci dice il DSM.
Una persona si reca nello studio di uno psichiatra perché si sente preoccupata, pensa che non valga più la pena vivere, o perchè si sente battere il cuore forte, si sente soffocare, ha la sensazione di svenire, o sente delle voci, vede immagini che gli altri non vedono, ecc.

Lo psichiatra "traduce" in un certo senso questi sintomi soggettivi che sono all'origine del malessere di quella persona in segni di un qualche disturbo mentale (depressione, ansia-panico, disturbo psicotico) e procede nel suo lavoro, proponendo una terapia o altro; questa "traduzione" da parte dello psichiatra viene fatta casualmente o seguendo delle regole? Chiaramente seguendo delle regole che si chiamano criteri diagnostici, messe a punto nel corso degli anni da chi fa ricerca sui disturbi mentali e confermate da più scuole di ricerca, sia in maniera clinica sia in maniera statistica.

I cosiddetti otto sintomi della PAS sono i seguenti:

1.Una campagna di denigrazione.
2.Razionalizzazioni deboli, assurde o futili per spiegare la denigrazione.
3.Mancanza di ambivalenza.
4.Il fenomeno del “pensatore indipendente”.
5.Sostegno al genitore alienante nel conflitto parentale.
6.Assenza di senso di colpa riguardo alla crudeltà verso il genitore alienato e alla sua utilizzazione nel conflitto legale.
7.La presenza di sceneggiature “prese a prestito”.
8.Allargamento dell’animosità verso gli amici e/o la famiglia estesa del genitore alienato.

Questa è una delle traduzioni di Gardner che va per la maggiore; in altre traduzioni le espressioni differiscono leggermente ma il senso è lo stesso.
Queste descrizioni di comportamenti possono mai essere scambiate per manifestazioni soggettive di una condizione patologica? Patologica è una cosa che fa soffrire e la sofferenza è una condizione soggettiva, personale. Io non posso sapere se la persona che mi sta di fronte soffre o meno se non è lei stessa a dirmelo; posso intuirlo, magari dall'espressione del viso, dall'atteggiamento, ecc. (linguaggio extra-verbale). Ma con l'intuizione siamo sul piano della metafisica non sul piano della realtà oggettiva.

Le famigerate otto manifestazioni comportamentali provocano una sofferenza soggettiva della, o delle persone che le manifestano? Se sì siamo in presenza di sintomi, e dobbiamo capire di che cosa esse sono sintomi; se no, non si tratta di sintomi ma di altro.

Ma andiamo con ordine.

1) Cominciamo dal primo: «La campagna di denigrazione», fatta dal bambino e da un genitore contro l'altro genitore, si deve presumere. Dietro l'espressione roboante si nasconde in realtà il fatto nudo e crudo che bambino e genitore sostengono che l'altro genitore non si comporta da genitore, è violento in famiglia, qualche volta può avere abusato sessualmente del figlio/a e che per questi motivi entrambi preferiscono non avere niente a che fare con lui.
Possiamo chiamare tutto ciò sintomo? Questo rifiuto del genitore violento o abusante provoca sofferenza soggettiva? Per il bambino stare lontano dal genitore odiato è motivo di sofferenza? È esattamente il contrario; bambino e genitore dicono quello che dicono proprio perché sono stanchi di soffrire!
La "campagna di denigrazione" quindi non è un sintomo ma solo un comportamento difensivo dalla violenza dell'altro genitore.

2) Andiamo al secondo: «Razionalizzazioni deboli, assurde o futili per spiegare la denigrazione». Anche qui, espressioni roboanti per dire una cosa semplice semplice: inconsistenza dei motivi del rifiuto. Questa "inconsistenza" provoca sofferenza soggettiva? Ma violenza e abuso sono poi motivi inconsistenti?
Il genitore odiato (e con lui avvocato e a volte CTU) dicono: "ma no, quel che dicono è falso", "stanno esagerando", e così via.
A parte l'ovvia considerazione che lo stabilire la verità o la falsità di una affermazione non compete al medico, sia pure CTU, compito del medico resta sempre e solo quello di accertare i fatti in maniera oggettiva e senza pre-giudizi e fornirne una valutazione obiettiva attingendo alle proprie cognizioni tecniche; nello stabilire ciò, soprattutto se fa riferimento a malattie, deve attenersi alle conoscenze scientifiche così come codificate nelle classificazioni internazionali, magari anche indicando nella relazione il codice nosologico della patologia che ha riscontrato, come da classificazioni ufficiali (come si fa nelle cause di lavoro). Questi sono i principi che ispirano i codici deontologici di medici e psicologi; penso si debbano ritenere validi anche in ambito forense.
Per cui anche le "razionalizzazioni" non sono un sintomo; razionalizzare significa portare un concetto a razionalità, renderlo ragionevole. Potranno anche essere deboli, assurde o futili, le razionalizzazioni ma non possono mai essere scambiate per un sintomo di malattia.

3) Che dire del terzo: «Mancanza di ambivalenza». In psichiatria è segno di patologia proprio l'ambivalenza, affettiva o ideo-affettiva, soprattutto se marcata (schizofrenia, disturbi di personalità). L'assenza di ambivalenza è indicatore di buona salute mentale. L'ambivalenza causa sofferenza soggettiva, non la sua assenza.
Anche la "mancanza di ambivalenza" non è un sintomo.

4) Proviamo con il quarto: «Il fenomeno del “pensatore indipendente”».
Può mai essere un sintomo? E di che? Se un bambino è capace di pensare in maniera indipendente questo è segno di maturità di quel bambino. Cos'è, qualcuno non tollera bambini capaci di formulare dei pensieri autonomi? Loro (gardneriani) dicono che questo si riferisce al fatto che il bambino ripete le stesse cose che dice un genitore contro l'altro genitore. Intanto bisogna vedere che dice. Se il bambino dice che un genitore lo ha picchiato vuol dire che questo genitore lo ha picchiato, che il bambino lo ha detto all'altro genitore, e che quest'ultimo lo afferma perché ha visto con i suoi occhi o ha saputo dal bambino. Se il bambino lo dice è perchè non vuole più essere picchiato, perchè essere picchiato gli provoca sofferenza e dicendolo spera di non dover più soffrire. Se il bambino sta dicendo bugie si accertino i fatti senza pre-giudizi; decidere a priori che un bambino che pensa con la sua testa è un bambino malato è un pre-giudizio. Ma se il bambino sta dicendo bugie, e questo viene accertato, resta un bambino bugiardo, non un bambino malato.Vale quanto detto prima: il "fenomeno del pensatore indipendente" mai e poi mai potrà essere scambiato per un sintomo.

5) Vediamo il quinto: «Sostegno al genitore alienante nel conflitto parentale». Qui c'è un aggettivo di troppo, "alienante"; affermando che il bambino sostiene un "genitore alienante", si dà già per scontato che questa situazione che stiamo esaminando si chiama alienazione e pertanto si è già deciso a priori, prima di iniziare l'indagine, come stanno le cose. La CTU quindi ha solo il compito di confermare ciò che si è già deciso prima ancora di conoscere i fatti, non più di accertare i fatti. Come dire: uno dei sintomi dell'appendicite è avere l'appendicite. Molto logico, no?
Il "sostengo al genitore alienante" (come lo chiamano loro) quindi non è assolutamente un sintomo di malattia.

6) Proseguiamo con il sesto: «Assenza di senso di colpa riguardo alla crudeltà verso il genitore alienato e alla sua utilizzazione nel conflitto legale». Anche qui si fanno affermazioni apodittiche (crudeltà) e, come sopra, si è già stabilito che quello che dovrebbe essere un sintomo è già la malattia (alienato). La vecchia storia del lupo e dell'agnello.
Riferire di violenze subite è una crudeltà?
Se è vero non mi sembra che sia una crudeltà; se non è vero è una calunnia e va trattata come tale.
Ma poi che significa "assenza di senso di colpa"? La presenza di senso di colpa può essere sintomo di depressione, ma la sua assenza? E per quale motivo genitore e bambino si dovrebbero sentire in colpa quando si stanno solo difendendo dalla violenza dell'altro genitore? Ma siamo matti?
L'"assenza di senso di colpa" non è assolutamente un sintomo.

7) Col settimo, «La presenza di sceneggiature “prese a prestito”», i gardneriani intendono quel che dice il bambino e che (secondo loro) non può essere farina del suo sacco, tanto per parlare in maniera comprensibile; ma questo chi lo stabilisce? E su che basi? Cioè se il bambino dice "l'altro genitore non mi dà i soldi", chessò, per comprare la Play Station questo sarebbe uno scenario preso a prestito? Certo, un bambino che dice questo soffre, ma soffre non perché lo dice ma per il fatto stesso che quel genitore gli fa mancare il necessario (o il superfluo). La sofferenza causata dalla mancanza del necessario può causare al bambino sentimenti di inferiorità rispetto ai coetanei, può sfociare in una depressione, può somatizzarsi in qualche modo. A quel punto diventa sintomo.
Non costituisce assolutamente sintomo di malattia la "presenza di sceneggiature prese a prestito".

8) E finiamo con l'ottavo (Dio si riposò il settimo, Gardner evidentemente no): «Allargamento dell’animosità verso gli amici e/o la famiglia estesa del genitore alienato». Possiamo considerarlo sintomo? Se io dico: "non posso più vedere né te, né i tuoi, né gli amici che avevamo in comune" al massimo sono una carogna ma non certamente malato.
E per concludere, anche l'ottavo non è un sintomo di malattia.
E una malattia senza sintomi, cioè senza sofferenza soggettiva, su che cosa si regge?

Come si vede, queste otto descrizioni di comportamenti osservabili nel corso delle separazioni conflittuali non sono dei sintomi ma solo e soltanto descrizioni di comportamenti; voler dare a queste descrizioni il valore di sintomi di malattia significa medicalizzare il conflitto. Medicalizzare il conflitto vuol dire evitare di affrontarlo, negarlo e buttarla sulla malattia. Questa è una operazione molto scorretta e chi la mette in atto dimostra in questo modo di essere consapevole che affrontando il conflitto ne uscirebbe perdente e allora si appella all'inappellabile, cioè alla malattia.

Nelle classificazioni internazionali ogni disturbo ha un suo codice di riferimento (es. panico F40.0, un tipo di depressione F34.1, schizofrenia paranoide F20.0, e così via); se si vuole mettere con le spalle al muro il CTU che vuole fare il furbo gli si chieda di indicare il codice nosologico della presunta malattia che lui vuole diagnosticare. L'avvocato che difende madre e bambino pretenda che nella relazione di CTU sia indicato il codice nosologico, come si fa nella cause di lavoro; il CTU non potrà indicare nessun codice perché questa presunta malattia non ha codice, non esiste. Lo facciano presente al Giudice che senza codice nosologico si parla di una cosa che non esiste.

Professionisti Contro la Pas - Rete Nazionale
http://xoomer.virgilio.it/ibpmaz/prof/art.htm
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venerdì 17 giugno 2011

Quel ragazzino non creduto


Una storia che mi ha davvero indignata, tra le tante che purtroppo quotidianamente leggiamo, è quella raccontata a Chi l’ha visto? su Rai3, qualche settimana fà.
Questa è la storia drammatica di alcuni bambini in Sicilia sottoposti a violenze sessuali di gruppo perpetuate da adulti: storie che la terribile omertà italiana (e quindi non solo siciliana) preferisce nascondere, preferisce coprire con un fazzoletto nero.

E già, fazzoletto nero: fazzoletto nero in segno di lutto, del più terribile lutto che possa offendere la dignità umana. Se avete del fegato ma soprattutto voglia di capire cosa succede e non ci viene detto continuate a leggere, ma se siete deboli di cuore chiudete pure questo link.

Un bambino alcuni anni fa è stato barbaramente ucciso da quattro uomini a colpi di pesante chiave inglese sulla testa, e poi gettato moribondo e con i pantaloni calati, in un burrone dopo essere stato ripetutamente abusato e brutalmente sodomizzato dal gruppo:
reo di essersi verbalmente ribellato alle violenze mentre le subiva e per aver urlato piangendo ciò che gli è costata la vita, ciò che ogni bambino in cerca d’aiuto direbbe in una situazione analoga: “lasciatemi!! Basta!! Se non la smettete lo dico al mio papà!!”.

E no, questo non doveva dirlo: doveva subire in silenzio, nessuno doveva sapere ciò che accadeva in quel garage a lui e ad altri bambini. Il silenzio: sì, l’Italia del silenzio omertoso. Una creatura di tredici anni, uscito per andare in chiesa e ritrovatosi costretto a salire in un automobile, un sequestro, per essere portato in quel terribile posto dove lo attendevano altre persone perverse e maledette. Colpevole di aver cercato l’aiuto del suo papà, un papà disperato che tutt’oggi insieme alla mamma del piccolo non riesce a darsi pace di questa tragedia, di non aver capito che forse il loro figlio già da giorni era preso di mira dal gruppo, e già forse era stato molestato ed intimidito.

Ma il piccolo aveva paura, paura e vergogna e non parlò ai suoi genitori ignari, se non una misteriosa frase alla mamma, che purtroppo non poteva capire e nemmeno immaginare lontanamente simili atrocità, e capisco il dolore e la rabbia che avrà ora dentro sè quella povera donna ferita.

Solitudine, vergogna, paura, silenzio. Questo affligge la testa del bambino seviziato, e i bastardi lo sanno bene: i bastardi ci contano su questo.

Il bambino non era solo però, c’era con lui un altro ragazzino coetaneo, costretto allo stesso trattamento. Un ragazzino che ha visto tutto e ha parlato, ha raccontato le atrocità, ha raccontato ciò che ha subito e ciò che ha visto subire al suo amico e come tutto ciò venisse filmato. Il suo reagire passivamente per il terrore gli ha risparmiato la vita. Il suo raccontarlo dopo gli ha regalato una seconda vita d’inferno: il ragazzo ha fatto i nomi, tutti e quattro i nomi dei perversi!

Lo so, starete tirando su un sospiro di sollievo a pensare che queste persone ora sono tutte in carcere e non possono più far del male ad altri bambini vero?
E no, se è così vi sbagliate di grosso: ma che scherziamo? Si può credere ad un ragazzino di tredici anni?? Ma scherziamo? Ma sarà matto, oppure è bugiardo, oppure si è sbagliato, oppure vaneggia, oppure si voleva vendicare di qualcosa, ecc. : insomma qualsiasi cosa pur di mettere quattro mostri adulti in galera senza altra prova che la testimonianza di un semplice ragazzino, e che conta un ragazzino oggi in Italia (e nel mondo)? Niente: la parola di un bambino non conta proprio niente. Non conta niente la sua dignità sporcata, la sua infanzia stuprata, la sua vita storpiata e gettata in un burrone, come un sacchetto di immondizia, ancora con i pantaloni calati dopo i servizietti delle bestie.
Siete abbastanza indignati quanto me?

Io penso di sì, perché i sentimenti, il cuore grande e la rabbia per chi tocca i bambini ce l’abbiamo in tanti per fortuna. Eppure nemmeno la nostra rabbia salva i bambini, forse perché la nostra voce è troppo debole? Forse perché abbiamo la gola strozzata dal dolore….Vorremmo fare qualcosa, vorremmo vederli impiccati a testa in giù certi sub-uomini , ma anche noi soffriamo in silenzio, quel dannato silenzio che copre la bocca ai bambini e paralizza noi grandi.

Ma torniamo al secondo bambino: un’approfondita perizia del CTU nominato dal PM lo ha dichiarato “perfettamente attendibile”. E giustizia fu vero? Ma no, che ingenui che siamo: quando c’è un CTU consapevole parallelamente, chissà perché, c’è sempre invece un Giudice cieco e sordo, un Giudice che crede ancora ai “bambini-mostri che inventano” piuttosto che ai mostri adulti che violentano ed uccidono bambini, come se negare che siano state quelle persone fosse negare che il fatto sia avvenuto: ma stavolta il fatto non si può negare (come fanno sempre) con banali illazioni, c’è il corpo violato ed ucciso del bambino, quello parla chiaro purtroppo!!

Non posso entrare nel merito di un processo conclusosi in secondo grado con l’assoluzione dei quattro indagati, come sempre. Quello che però voglio dire e gridare è che quel ragazzino dopo l’assoluzione dei quattro è stato trattato male da tutto il paese, trattato come l’infame che fa false accuse. E contemporaneamente il suo piccolo amichetto ha perso la vita per le atrocità di quattro esseri che ancora vivono purtroppo e che sono liberi, sì loro sono LIBERI! Liberi di violentare ed uccidere ancora.
Ma in tv fa male parlarne vero? Oppure è troppo comodo coprire, nascondere? Ma sì, meglio parlare per mesi di povere altre ragazzine scomparse ed uccise di cui non si sa niente e dove ognuno può farsi la sua idea, così, come un gioco. Ma dedicare una puntata di Quarto Grado, Matrix o Porta a Porta su questa storia di pedofilia forse darebbe fastidio a troppe persone. O no? E i pedofili lo sanno, e i pedofili ci contano su questo omertoso silenzio maledetto.

Mi domando se la vittima fosse stata un uomo, un adulto trattato in quel modo, mi domando se tutto sarebbe passato nell’ombra allo stesso modo, mi domando se i giudici avrebbero chiuso il caso con la stessa leggerezza e se i media avrebbero ignorato la notizia allo stesso modo. Mi domando se il secondo ragazzino avesse avuto solo cinque anni in più ed essere maggiorenne quale scusa avrebbero inventato per archiviare un ennesimo caso di pedofilia!

Rimane il fatto che nell’era delle fantasie sociali delle così dette false-accuse, chissà perché, i bambini continuano ad essere quotidianamente violentati, quotidianamente non creduti, e tutto ciò però non fa notizia.

Questa terribile storia, un ennesimo caso di ragazzini stuprati e sottoposti a violenze perpetuate da adulti perversi. Un ennesimo caso di ragazzini non creduti quando prendono il coraggio di parlare.

Ma tutto tace. Tace anche di fronte ad un omicidio barbaro e crudele: tutto tace, perché le vittime in fondo….sono “solo” ragazzini! E’ questo che vige ormai nel nostro paese.
Vorrei tanto chiedere a Paolo Bonolis in questo caso dove sia Il Senso della Vita.

Ringrazio Chi l'ha visto? per l'onestà e la sincerità del programma, l'unico che con coraggio ci apre gli occhi su certe realtà nascoste.
E il mio pensiero va solo a loro,
a quel ragazzino come tanti che è stato barbaramente sodomizzato, ucciso con colpi violenti in testa e gettato moribondo da un burrone….con i pantaloni ancora calati!;
e all'altro ragazzino vittima come lui, che però vede tutto e poi ha il coraggio di parlare, raccontare ciò che ha vissuto in prima persona, anche vedere il suo amico piangere terrorizzato ed invocare l'aiuto del padre. Fa i nomi dei luoghi e delle persone che ha visto uccidere il suo amico. Ma non viene creduto dal giudice incaricato.

Ed è con rabbia che poi non posso dimenticare che attualmente, mentre io sto scrivendo, ci sono in completa libertà quattro adulti assassini e pedofili, che per la legge italiana però sono ancora senza nome.

Questo è accaduto in Sicilia,qualche anno fà, nella nostra bella Italia: quella ci fa credere che i diritti dei bambini sono sempre al primo posto.
E di che meravigliarsi d'altronde?.

Concludo e lascio a voi le vostre riflessioni. Io le mie già le ho fatte

La Redazione

domenica 8 maggio 2011

"scienza spazzatura": ecco la PAS


da DIRE - Notiziario Minori- Roma, 3 maggio 2011

Chi ha inventato la Pas? Come influisce sulle cause di affido dei figli nelle separazioni conflittuali e non? A cosa vanno incontro i bambini che vengono definiti " alienati" da uno dei due genitori?

A queste e a tante altre domande cercherà di rispondere il convegno organizzato a Roma.Esperti italiani ed internazionali, si riuniranno per discutere di quella che alcune associazioni di psicologi e neuropsichiatri americani, hanno definito "scienza spazzatura" (Junk Science).

In Italia, la PAS è entrata nei tribunali con ritardo, ovvero quando all'estero si è cominciato a prenderne le distanze in maniera decisa, ma le informazioni stentano a raggiungere i nostri legislatori e così, mentre in America proliferano le associazioni di "vittime della PAS", in Italia la si vorrebbe inserire nel DDL 957, detto anche affido condiviso Bis, come discriminante per l'affido dei figli.
Ma la PAS , viene purtroppo usata anche come strumento di difesa dai genitori accusati di abusi e violenze sui figli; basta una perizia in cui si certifichi che uno dei genitori ha condizionato il figlio fino al punto da fargli descrivere abusi o violenze, e il gioco è fatto.Il bambino non verrà creduto, e il genitore protettivo passerà da vittima a imputato perdendo la patria potestà .
Il bambino verrà affidato ai servizi sociali e collocato in casa famiglia o, nella peggiore delle ipotesi, sarà costretto a vivere con il genitore abusante.

L'associazione "Courageous Kids", composta da ex bambini affidati al genitore abusante, è solo una delle tante associazioni nate in America per denunciare i giudici responsabili di aver creduto alla PAS e non alle loro testimonianze:
"Noi che siamo sopravvissuti, siamo cresciuti e diventati più forti. Adesso vogliamo dire al mondo quanto abbiamo sofferto, prima a causa di coloro che hanno abusato di noi, poi a causa dei tribunali che hanno rifiutato di proteggerci" (We who survived got older and stronger. Now we are telling the world how much we were hurt, first by our abusers then by the court which refused to protect us.)

Tra i relatori del convegno, Girolamo Andrea Coffari, avvocato, presidente del Movimento per l'Infanzia; Claudio Foti, psicologo psicoterapeuta, presidente del centro Hansel e Gretel di Torino; Roberta Lerici, Area Infanzia e Famiglia Italia dei Valori e responsabile MIF per il Lazio; Roberto Mazza, psicoterapeuta, docente Psicologia sociale Università degli Studi di Pisa Alessandra Lumachelli, sociologa, Università Politecnica delle Marche. Andrea Mazzeo, psichiatra, Dirigente Medico, CSM, ASL di Lecce. Sonia Vaccaro, psicologa clinica, specialista in "Victimologia y violencia de género", Madrid.