VISITA-MAPPATURA
L'onta più grave, per tutte le donne: che al potere maschile vada una donna-padre. Una donna che, volendo essere suo padre, è il patriarcato stesso. Nel giorno decisivo per le elezioni presidenziali francesi, pubblichiamo una lettera di Sophia Antoine (delle Femen) a Marine Le Pen che è, in realtà, indirettamente una lettera che parla a tutte le donne. "Marine, mi ti rivolgo per nome a sottolineare che ti parlo da donna a donna, occhi negli occhi, fuori da ogni formalità. E’ urgente. Ci hai sempre trovate sulla tua strada a denunciare le tue menzogne e manipolazioni. Noi siamo la tua bestia nera, le tue oscene arpie, l’incubo del tuo servizio d’ordine… a ogni tuo evento ci bracca; ma ogni volta gli diamo scacco.
Si, noi interferiamo nei tuoi comizi, corto-circuitiamo la tua campagna, interveniamo sempre dove meno te l’aspetti! Tu ci detesti perché ti interrompiamo, facciamo barriera contro di te.. meglio, ti ridicolizziamo. Ricordati come quel 1 maggio 2015, quando mentre andavi a deporre fiori ai piedi della statua di Giovanna d’Arco, una di noi ti si è parata davanti; o ancora, durante il tuo discorso a Place de l’Opera, quando abbiamo fatto irruzione scimmiottandoti, sul petto la scritta «Heil Le Pen», una ridicola parrucca bionda e baffi hitleriani. 

Noi eravamo là anche a Fougères, nell’ottobre 2013, per intimarti di pentirti.
Ma anche questo 23 febbraio 2017 per denunciare il tuo "femminismo" fittizio in conferenza stampa...


e ancora, il 17 aprile durante il tuo meeting allo Zénith, dove siamo giunte fin sul palco, faccia a faccia con te, eludendo la sorveglianza del tuo servizio d’ordine. 
Ricordati come a ogni tua campagna a Hénin-Beaumont ti abbiamo fatto una piccola visita. Per le elezioni europee vestite da infermiere pronte a iniettare un vaccino antifascista.
Per quelle legislative eravamo vestite “alla marinara”, e infine, per quelle presidenziali, arrivando platealmente in limousine bianca. Questa volta, Marine, eravamo il tuo team, là per scortarti al tuo ufficio elettorale sull’aria di «We Are Family», con le maschere di Putin, Trump, Assad, Farage, e di tuo padre stesso. 
Perché, al momento di mettere le proprie schede nell’urna, le donne e gli uomini francesi si ricordino chi sono i tuoi ignobili alleati e di quello che tu davvero rappresenti.
Marine, tu ci definisci estreme, anzi meglio: isteriche.
Ma le nostre azioni sono estreme solo per quelli che ritengono “estreme” le donne che si esprimono chiaro e forte, o quelle che utilizzano il proprio corpo come bandiera. Noi siamo attiviste impegnate come lo è anche quel sassolino nelle scarpe che ti ostacola il cammino, ti obbliga a fermarti e ti disturba, ti ostacola. 

E quel sassolino ha un nome: è il femminismo.
Perché in realtà, semplicemente, quel che facciamo è di comparire  pacificamente a seno nudo, dipinto con uno slogan in colore acrilico. Tutto il resto lo fanno le vostre reazioni alle nostre azioni.
E quando cadono le maschere il Front National mostra il suo vero volto! Marine, domenica scorsa, con 6 maschere grottesche 6 attiviste su un’auto di lusso, in una messa in scena satirica, bandierine e fotografo ufficiale, abbiamo mostrato come reclamare democraticamente libertà di espressione in territorio fascista.
Dopo averci violentemente apostrofato alla Le Penistana, con mille capi di imputazione, averci accusato arbitrariamente di ribellione (per aver "colpito degli agenti"), e trattenuto 36 ore in prigione guardate a vista, la polizia non ha potuto trovare alcuna prova video che potesse inchiodarci alle accuse menzognere di alcuni colleghi. Il procuratore ci ha comunque accusate, oltre che di atti osceni, di aver turbato la campagna elettorale con chiasso, minacce e assembramento.
(…) Ma, Marine, non crediamo che noi Femen possiamo davvero, con le nostre azioni, cambiare il voto dei tuoi elettori. Semplicemente contribuiamo al dibattito pubblico usando la nostra libertà per dire quello che non si può tacere. (…) 
D’altronde, benché dal 23 aprile un’enorme nube opprima il nostro paese, siamo certe che non si abbatterà sulle nostre teste il 7 maggio. Noi lo sappiamo, il popolo repubblicano saprà tenerti testa".
Sophia Antoinedel gruppo Le Femen

Con l'ottimismo della volontà ci associamo a questa speranza.
Si, che ce ne facciamo di una donna che, volendo essere suo padre, è custode del patriarcato stesso? una donna-padre? 
Sarebbe un'onta, per noi; proprio come sarebbe oltraggioso per i neri che, a far la guardia all'apartheid razzista, fosse messa una persona di pelle scura come loro, ma con un cuore da supremazia bianca. 

















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